Uno strano segnale mostra un capovolgimento della crosta terrestre

Sotto le acque di Granada, in Spagna, degli scienziati hanno scoperto un fenomeno incredibile. Una parte di crosta oceanica si è completamente capovolta

Questa scoperta emerge dall’analisi di segnali sismici insoliti registrati durante un terremoto di magnitudo 6.3 del 2010.

Il merito di questa scoperta è del gruppo di ricerca guidato da Daoyuan Sun dell’Università di Scienza e Tecnologia della Cina e Meghan S. Miller dell’Università Nazionale Australiana. Il team si è imbattuto in questi segnali anomali che vanno a indicare la rapida discesa e il capovolgimento di una lastra oceanica sottomarina.

Diamo un’occhiata a qualche informazione dello studio

Questo studio non spiana la strada soltanto sulla struttura tettonica del bacino del Mediterraneo occidentale (punto in cui convergono la placca africana e quella euroasiatica), ma genera anche nuove prospettive sulla comprensione dei terremoti profondi. Quest’ultimi sono degli eventi rari che possono verificarsi anche oltre i 600 chilometri di profondità.

La ricerca si è concentrata in particolare sulla regione Rif-Betic-Aboran. Quest’area comprende le catene montuose Betiche in Spagna, le montagne del Rif in Marocco e il bacino del Mare di Alboran ad est dello Stretto di Gibilterra. I risultati dello studio ci suggeriscono che la presenza di uno strato a bassa velocità sotto la lastra subdotta dell’Alboran, che assorbe e rallenta le onde sismiche, può essere il responsabile dei terremoti profondi registrati nella regione. Questo strato presenta silicati idrati di magnesio. Questi silicati trasportano l’acqua a grandi profondità, la loro disidratazione farli diventare fragili e di conseguenza innescando terremoti profondi.

Lo studio offre anche spunti sulle velocità di subduzione nella regione mediterranea occidentale. Stando ai dati, per mantenere fredda la lastra, considerando anche la giovane età del fondale marino, la velocità di subduzione deve essere abbastanza elevata.

Questa scoperta riscrive quello che sappiamo sulla dinamica terrestre, e non si ferma qui, ma sottolinea anche quanto è importante continuare ad esplorare i meccanismi dietro i terremoti profondi in altre regioni.

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