IPTV e PEZZOTTO: la lotta spietata contro la pirateria in Italia

Le nuove regole anti-pirateria in Italia stanno colpendo duramente coloro che utilizzano servizi IPTV illegali, con sanzioni che possono arrivare fino a 5000 € e, in casi gravi, anche a condanne penali. Dal 31 gennaio 2024, Piracy Shield, la piattaforma nazionale contro la pirateria online, è entrata in funzione con l’obiettivo di oscurare automaticamente i siti che trasmettono illegalmente contenuti in streaming entro 30 minuti dalla segnalazione. L’Associazione italiana internet provider (Aiip) ha già concluso un primo oscuramento di prova il 20 dicembre.

Le conseguenze per chi utilizza IPTV illegalmente sono ora più serie che mai, con l’industria dello streaming pirata nel mirino delle autorità. L’uso di misure sofisticate da parte degli indagati, come l’uso di applicazioni di messaggistica crittografata e identità fittizie, ha reso difficile il lavoro delle forze dell’ordine.

Come funziona il Piraty Shield contro l’IPTV

Chi detiene i diritti, come Sky e Dazn per il calcio, può ora segnalare in tempo reale gli indirizzi IP o i domini dei siti pirata a Piracy Shield, che provvederà all’oscuramento entro 30 minuti. Questa nuova piattaforma è stata donata dalla Lega Calcio Serie A all’Autorità garante delle comunicazioni (Agcom), responsabile della lotta contro la pirateria internet. I primi tre siti ad essere denunciati attraverso il Piracy Shield sono stream.lc, re-fast.myworldiptv.xyz e calcio.re. DAZN ha presentato denunce contro due di questi, accusandoli di offrire gratuitamente la trasmissione di partite di Serie A senza autorizzazione. La Lega Serie A ha poi segnalato invece il sito re-fast.myworldiptv.xyz come servizio pirata di IPTV che distribuisce il segnale video a utenti che pagano cifre significativamente inferiori rispetto agli abbonamenti legali.

Le ordinanze di AGCOM danno 24 ore agli Internet Service Provider (ISP) per oscurare i siti denunciati, imponendo di non rendere disponibili anche tutti i futuri nomi a dominio e sottodomini collegati ai medesimi contenuti. Tale disposizione serve come deterrente per futuri tentativi di eludere le misure di blocco. L’AGCOM, poi, pubblicherà sulla sua pagina le liste degli indirizzi IP e dei Fully Qualified Domain Name (FQDN) bloccati, fornendo ai gestori dei siti segnalati cinque giorni di tempo per presentare ricorso. La moralità del rispetto dei diritti d’autore e delle leggi sulla proprietà intellettuale è ora più rilevante che mai e utenti e provider sono avvisati dei gravi rischi legali che comporta l’utilizzo di servizi IPTV illegali.

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