Google, gli utenti venivano spiati anche in modalità di navigazione in incognito

Google ha finalizzato un patteggiamento per risolvere una causa miliardaria negli Stati Uniti, incentrata su accuse di tracciamento segreto dell’attività online di milioni di utenti. La causa, avviata nel 2020, sosteneva che questo avesse tracciato gli utenti senza il loro consenso, anche quando credevano di essere in modalità di navigazione privata.

Google: Big G è nei guai

La controversia, che ha attratto l’attenzione dei media come CNBC, si focalizza sull’affermazione secondo cui Google, a partire dal 1 giugno 2016, avrebbe monitorato l’attività online di “milioni” di utenti. Secondo i querelanti, Google ha sfruttato strumenti come analytics, cookie e applicazioni varie per raccogliere dati sugli utenti, anche quando questi ultimi utilizzavano la modalità incognito. Questa pratica ha permesso a Google, controllata dalla holding Alphabet, di accumulare un vasto database di informazioni personali riguardanti interessi, abitudini di acquisto e persino ricerche online potenzialmente imbarazzanti.

Gli avvocati dei consumatori e di Google hanno recentemente riferito di aver raggiunto un accordo preliminare, portando la giudice distrettuale Yvonne Gonzalez Rogers a sospendere il processo che era previsto per il 5 febbraio. Anche se i dettagli specifici dell’accordo non sono stati divulgati, è stato comunicato che entrambe le parti hanno concordato un termine attraverso un processo di mediazione. Si prevede che un accordo formale verrà presentato per l’approvazione del tribunale entro il 24 febbraio 2024.

Questa decisione segue il tentativo fallito di Google di far archiviare il caso nell’agosto precedente. Il patteggiamento rappresenta un punto cruciale nella storia legale di Google, segnalando una maggiore attenzione alle pratiche di raccolta dati delle aziende tech e alle loro ripercussioni sulla privacy degli utenti. La risoluzione di questa causa potrebbe avere implicazioni significative per come le aziende tecnologiche gestiscono i dati personali e per la percezione pubblica del rispetto della privacy online.

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