Facebook e Google pare abbiano stipulato un accordo segreto per assistersi a vicenda nel caso in cui l’antitrust decida di indagare sulle rispettive aziende. Si vocifera che l’intento di Facebook sia evitare di dover competere con un colosso come Google. E viceversa.
Il presunto accordo, apparentemente denominato in codice “Jedi Blue“, afferma che le società “coopereranno e si assisteranno a vicenda nel rispondere a qualsiasi azione antitrust”. Inoltre, “informeranno prontamente e pienamente l’Altra Parte di qualsiasi comunicazione governativa relativa all’accordo”.
Secondo la bozza trapelata online, il Chief Operating Officer di Facebook Sheryl Sandberg ha firmato l’accordo con Google, parlandone a Zuckerberg e ad altri dirigenti di Facebook in quanto “affare strategico“.
Facebook e Google: in corso le indagini di un probabile accordo top secret tra le due aziende
Tuttavia, molti hanno tirato in ballo alcune dichiarazioni passate di Google. L’azienda nel 2016 ha pubblicamente dichiarato di essere preoccupata dal potenziale di Facebook. Per alcuni, le due cose sono collegate. Secondo quanto riferito, una successiva comunicazione di Google nel 2017 affermava che l’obiettivo della società era “collaborare quando necessario per mantenere lo status quo”.
“Non c’è niente di esclusivo nel coinvolgimento con Facebook. Non riceviamo dati che non siano resi disponibili in modo simile ad altri acquirenti. Qualsiasi accusa che ciò danneggi la concorrenza o qualsiasi suggerimento di cattiva condotta è priva di fondamento”. Facebook sta anche conducendo una campagna contro Apple, che ha recentemente annunciato una funzionalità per i suoi iPhone e iPad che informerebbe gli utenti quando vengono monitorati.
L’azienda ritiene che Apple finga le sue preoccupazioni sulla privacy, in realtà preoccupata per le proprie lacune nei confronti dei consumatori. Apple ha dichiarato: “Crediamo che questa sia una semplice questione di difendere i nostri utenti. Gli utenti dovrebbero sapere quando i loro dati vengono raccolti e condivisi tra altre app e siti web e dovrebbero avere la possibilità di consentirlo o meno”.