Gli smartphone potrebbero non ascoltare le conversazioni dell’utente, ma invierebbero screenshot e registrazioni video ad app di terze parti, come rivelato da uno studio condotto da accademici informatici presso la Northeastern University.

Come più volte sottolineato, i ricercatori non hanno mai trovato alcuna prova di applicazioni in grado di attivare il microfono e inviare audio quando non richiesto dall’utente; tra l’altro, con Android Nougat, Google ha implementato una gestioni dei permessi piuttosto accurata che permette all’utente di decidere se e quando una determinata app può accedere ad una funzione del proprio device. L’esperimento ha coinvolto oltre 17.000 applicazioni, comprese le più popolari Instagram, Facebook, WhatsApp.

Lo studio ha concluso che non vi era alcuna prova che le conversazioni degli utenti fossero registrate; oltre 9.000 app avevano però il potenziale per farlo poichè, per funzionare correttamente, l’utente deve concedere l’accesso al microfono.

 

Smartphone: alcune applicazioni minacciano la privacy

Tuttavia, in occasione di tale studio, alcune app hanno condiviso dati sensibili – tra cui immagini e video – con altre terze parti, senza che gli utenti ne fossero a conoscenza.

Abbiamo identificato un rischio per la privacy precedentemente non segnalato che deriva da librerie di terze parti che registrano e caricano screenshot e video dello schermo senza informare l’utente. Questo può verificarsi senza bisogno di autorizzazioni da parte dell’utente”, si legge nello studio.

Lo studio menziona espressamente GoPuff – una startup di consegna di cibo – la quale  registrava le interazioni con l’utente e inviava il tutto ad una società di analisi mobile affiliata di dominio Appsee. Tutto ciò, ovviamente, non è presente nella politica sulla privacy di GoPuff, con evidenti problemi di sicurezza. Altresì, ciò dimostra quanto sia facile per le aziende raccogliere dati personali, senza che gli utenti ne siano a conoscenza.

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In particolare, le preoccupazioni relative ai microfoni degli smartphone che ascoltano e condividono le conversazioni private da parte degli utenti sono state sollevate alcuni anni fa relativamente a Facebook, la quale fu accusata di spiare i suoi utenti. Il problema, comunque, è stato negato dalla stessa Facebook.

Nel 2016, un professore dell’Università della Florida del Sud, Kelli Burns, ha affermato che il servizio potrebbe ascoltare le conversazioni degli utenti per mostrare annunci correlati nel loro feed di notizie. Tuttavia, il gigante dei social media ha ripetutamente respinto le accuse, con il CEO Mark Zuckerberg che definì il tutto una “teoria della cospirazione che viene condivisa da complottisti“.

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