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Il sogno di una presenza sostenibile dell’umanità sulla Luna sta prendendo forma grazie a un ambizioso progetto della NASA: lo sviluppo di reattori a fissione nucleare. Affrontando le sfide delle estreme condizioni lunari, l’agenzia spaziale statunitense sta lavorando per garantire un approvvigionamento energetico costante e affidabile.

L’idea di affidarsi all’energia solare, sebbene vantaggiosa sulla Terra, è impraticabile sulla Luna. Le regioni polari, dove verranno stabilite le principali basi di ricerca del programma Artemis, sperimentano periodi di oscurità prolungata. Questi lunghi periodi di notte lunare, privi di luce solare, rendono i pannelli solari inefficaci come fonte di energia.

La NASA Esplora le alternative

Con l’energia solare esclusa, la NASA si rivolge ad alternative energetiche. L’assenza di un’atmosfera lunare rende l’energia eolica impraticabile e non ci sono prove sufficienti sull’applicabilità della geotermia. Il trasporto di combustibili convenzionali è altrettanto problematico. La soluzione più promettente emerge dalla fissione nucleare.

La NASA ha lanciato un programma di ricerca e sviluppo, assegnando contratti a tre aziende per sviluppare reattori nucleari capaci di garantire 40 kilowatt per 10 anni senza intervento umano. Questo approccio ibrido pubblico-privato mira a stimolare l’innovazione e la competitività, con l’obiettivo di creare soluzioni creative per le sfide spaziali. La prima fase del progetto è in corso di valutazione, con le aziende che presentano proposte innovative. La NASA ha adottato un approccio flessibile, consentendo varietà di approcci e idee fuori dagli schemi. L’agenzia esaminerà attentamente i risultati presentati e, nel 2025, avvierà la prossima fase del progetto con il lancio dell’appalto per la costruzione del reattore nucleare.

Verso il futuro

Se tutto procederà come previsto, il reattore nucleare sarà posizionato sulla Luna per un test di 12 mesi. Successivamente, rimarrà in funzione per altri nove anni, contribuendo alla missione di esplorazione lunare della NASA. Alla fine del ciclo di vita, il sistema verrà smantellato e le informazioni acquisite modificheranno il progetto originale. La NASA mira a utilizzare l’esperienza acquisita per portare questa tecnologia su Marte entro il 2040.

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