vetro antica roma futuro della tecnologia

Ad Aquilea, nella provincia di Udine, in mezzo i campi un piccolo frammento di vetro brillava sotto i raggi del sole. Non si tratta di vetro qualunque, ma di un pezzo di storia avente circa 2000 anni. Lo studio di questo piccolo oggetto si è rivelato essere ancora più prezioso di quanto si immagini. Esso possiede infatti delle proprietà speciali ed utili per gli strumenti del ventunesimo secolo. Il passato si unisce così al presente, divenendo una risorsa essenziale per il futuro della tecnologia.

Il materiale sviluppatosi del frammento può essere utilizzato per la creazione dei sensori e fibre ottiche. Solitamente questi vengono prodotti attraverso l’utilizzo di camere estremamente pulite e con il monitoraggio costante dell’ambiente. Invece, con molta sorpresa da parte degli scienziati, lo stesso materiale accuratamente creato in laboratorio è sorto da una zolla di terra ricca di polvere e sporcizia. Il vetro ritrovato non era così già nell’antica Roma, ma ha sviluppato proprietà fotoniche con il passare dei secoli.

 Il frammento di vetro cambia le prospettive della tecnologia

Il piccolo pezzo di vetro, secondo gli archeologi, apparteneva ad un calamaio. Tuttavia, non è il suo valore archeologico ad aver sorpreso gli studiosi, ma il suo rivestimento avente capacità straordinaria. Il colore è cambiato nel corso degli anni grazie ad un ispessimento della patina. Quando poi viene bagnato il colore passa dal verde al blu. Inoltre, è riflettente come un qualsiasi specchio e possiede proprietà ottiche incredibili. Infatti, in grado di fermare alcune lunghezze d’onda della luce e, voi al contempo, consente ad altre di effettuare il passaggio.

Attraverso l’ausilio del microscopio hanno poi scansionato la struttura nanometrica del frammento. La difficoltà dei ricercatori sta nel fatto che per quella particolare zona non esistono documentazioni che possano dare informazioni precise sul materiale o sul cambiamento del terreno. Infatti, si sa soltanto che è stato immerso nel fango per migliaia di anni. Ad aver sconvolto gli scienziati è la struttura ordinata e i migliaia di strati sovrapposti. Proprio questo ordine è ciò che rende il cristallo fotonico rispetto ai vetri normali.

Di ricercatori ora stanno cercando di riprodurre la stessa composizione su pezzi di vetro realizzato a Venezia. Cercano di invecchiare il materiale utilizzando una camera di invecchiamento e un forno per simulare l’umidità e le condizioni ambientali. Un altro metodo è quello di immergere un vetro nello stesso terreno o anche utilizzare le nanotecnologie, lavorando il pezzo attraverso l’utilizzo della chimica e della meccanica. Dai risultati degli studi su questo vetro, arrivato lì dall’antico Egitto, si potrebbero ottenere delle informazioni dei dati fondamentali per la creazione di nuovi materiali impiegabili nella tecnologia e nelle telecomunicazioni.

 

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