whatsappTutti quanti noi conosciamo i trascorsi di WhatsApp nel contesto del trattamento dei dati personali e sensibili dei suoi iscritti. Non è un mistero che in più di un’occasione il fondatore di Facebook nella personalità di Mark Zuckerberg si sia dovuto presentare formalmente davanti ad una giuria. Ma adesso è arrivato il momento di pagare per una mancanza che porta a conseguenze disastrose per la società. Scopriamo che cosa sia successo in questa nuova vicenda.

 

WhatApp: tocca pagare una multa salatissima, ecco le conseguenze delle sue bassezze

Scelta e seguita da miliardi di utenti in tutto il mondo l’applicazione WhatsApp non si fa scrupoli nell’afferrare al volo le info dettagliate e strettamente personali degli utenti. Impegnata su ogni fronte per rendere l’app una vera e propria fortezza la società è stata multata rigettando in toto le accuse della commissione che ha imposto condizioni gravose per il fatto contestato.

La DPC – commissione per la protezione dei dati – ha stabilito accuse davvero pesanti contro la piattaforma ed il suo modo di gestire i dati degli iscritti. Secondo la DPC il gruppo non avrebbe indicato in chiaro dove risiedono i dati archiviati dei soggetti interessati, le finalità di catalogazione degli stessi e la mancanza di un numero di assistenza al quali gli utenti possono rivolgersi per ottenere ulteriori informazioni.

Le conseguenze di tali accuse si materializzano per Facebook in una contestazione che costa ben 225 milioni di euro. La più alta sanzione mai registrata a sistema dalla Commissione. Ad ogni modo è stato presentato un ricorso da parte di Facebook Inc. per cifra inadeguata.

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