Sono passati ventuno anni da quando giunse, per la prima volta, la giornata in onore di tutte quelle donne vittime di violenza fisica e psicologica. E purtroppo, nonostante vi siano state manifestazioni e giorni dedicati ad un tema tanto delicato, nel 2020 ci troviamo ancora nel vortice di una triste realtà. Tutto ciò non è servito a nulla, le violenze (non solo sul genere femminile) proseguono e le vittime sono sempre più in crescita. A contribuire scoviamo applicazioni come Telegram che vengono utilizzate per diffondere foto e video privati scaturendo un nuovo tipo di violenza nata da un senso di vendetta. Tale fenomeno prende il nome di «Revenge Porn», o anche «Pornografia Non-Consensuale» (NCP), e va abolito al più presto.
Telegram: il reato delle immagini condivise
In tutto questo il Coronavirus e il conseguente lockdown ne ha purtroppo favorito lo sviluppo. Il materiale diffuso spazia da immagini destinate a rimanere private e riprese consensualmente durante il rapporto sessuale. Ma anche foto rubate da telecamere nascoste o rubate dai dispositivi delle vittime. Purtroppo, non mancano le immagini di stupro riprese durante il corso della violenza sessuale.
I gruppi e le chat di Telegram si auto-alimentano, attraverso gli iscritti che richiedono il caricamento di video e immagini pornografiche con i loro attuali o ex partner affinché vengano «valutati» all’interno della community. Una «gara al miglior fornitore», in cui a rimetterci sono le vittime.
Un altro lato preoccupante e meno conosciuto è la pedopornografia, in cui i minori vengono contattati tramite messaggi privati e convinti in cambio di soldi, o costretti tramite forti pressioni, a diffondere materiale porno che riguarda loro o i loro coetanei.
Incredibile come, per assurdo, venga data la colpa alle vittime e non a coloro che compiono il reato. Ma d’altronde lo sbaglio appartiene a coloro che, anziché contribuire alla fine di tali violenze sottolinea: “È colpa sua, poteva evitare di condividere certe cose”.