Tra le tante novità del Decreto Agosto c’è da annoverare anche l’abolizione dell’Imu 2020. L’iniziativa riguarda la quota del saldo che si versa normalmente a dicembre ed interessa solamente alcune categorie. Ad usufruire di questa agevolazione riferita all’Imu tutti i titolari di cinema e teatri che non hanno certo iniziato felicemente il 2020 ancora in corso. Se la pandemia ha colpito tante categorie occupazionali, ciò è tanto più vero per le imprese del turismo e dello spettacolo, le più danneggiate dall’emergenza sanitaria.
Per poter garantire una maggiore spinta alla ripartenza, i teatri ed i cinema godranno dell’esenzione sul pagamento dell’Imu anche per il 2021 ed il 2022. La condizione che deve sussistere affinché si possa usufruire di tale diritto è che i titolari delle attività in questione siano pure gestori medesimi. Grazie a questa iniziativa che si va ad aggiungere ad una molteplicità di novità fiscali introdotte dal Decreto Agosto, numerose categorie di lavoratori avranno modo di rimettersi in gioco nonostante il difficile periodo storico.
Quali altre categorie sono esenti dal pagamento dell’Imu?
Il Decreto Agosto ha individuato nelle categorie d’impiego più deboli quelle per le quali prevedere l’esenzione dell’Imu 2020. Così, oltre ai cinema ed ai teatri, buona parte delle attività legate al turismo ed ai grandi eventi potranno godere di questo sconto governativo. Tra queste, non hanno obbligo di versare la tassa sugli immobili:
-gli stabilimenti balneari entermali;
– gli immobili accatastati come D/2 ed impiegati come agriturismi, villaggi turistici, bed & breakfast, ostelli della gioventù, residence e campeggi;
– gli immobili che rientrano nella categoria catastale D, dove è consuetudine si svolgano fiere e manifestazioni;
– gli immobili utilizzati come discoteche, night club e sale da ballo.
Il taglio dell’Imu, se da una parte agevola numerosi settori economici, dall’altro significa una riduzione delle entrate destinate ai Comuni. Tuttavia, proprio per bilanciare questo deficit, il governo ha previsto l’istituzione di un Fondo che già all’epoca del Decreto Rilancio aveva una dotazione di 85,65 milioni di euro.