revenge porn telegram

Anche in quarantena Telegram si conferma uno dei terreni preferiti dai molestatori della rete per mettere su delle campagne di revenge porn contro ex partner o mogli. La struttura della chat favorisce in qualche modo l’incidenza di reati a sfondo sessuale, dove foto e video pornografici vengono usati per vendetta. A tal proposito la Polizia Postale ha recentemente scovato e denunciato alcune persone responsabili della gestione di alcuni canali di revenge porn, laddove sono migliaia gli utenti iscritti che si nutrono di questo mondo di odio.

Purtroppo però non basta fermare gli amministratori di questi canali, perché in fondo si tratta di materiale pornografico scambiato legalmente tra privati. Tuttavia la Polizia si concentra molto spesso sulle conversazioni più che sui contenuti, perché così riesce a scovare chi produce il materiale pedopornografico. Ma non è semplice intercettare chi commette un reato, e nel caso del revenge porn lo è ancor meno.

 

Telegram sempre al centro delle polemiche per il revenge porn

Infatti è difficile arrivare a dama perché su Telegram non è semplice capire se le foto sono finite online senza consenso. Come afferma Alessandra Belardini, dirigente della Polizia Postale:”quantificare il fenomeno è impossibile. Le vittime sono per la maggior parte donne, anche perché siamo tutti chiusi in casa e usiamo di più le piattaforme digitali”.

D’altronde anche Telegram non è un servizio particolarmente attivo contro la pedopornografia e il revenge porn, poiché è vero che dalle policy informa che punisce lo spam, le truffe e i post pornografici illegali, ma solo se visibili pubblicamente. Nel caso di un gruppo chiuso le limitazioni applicate sono molto poche, e Telegram permette una sorta di gioco di scatole cinesi in cui anche gruppi aperti possono rimandare a quelli chiusi. E se il gruppo viene chiuso? Ecco che se ne crea uno nuovo, con un nome molto simile.

La stessa Belardini ha infatti evidenziato che lo schema di gestione di questi canali ha messo non pochi bastoni tra le ruote anche nella loro ultima operazione di polizia chiamata “Drop The Revenge”. Blitz che ha coinvolto le Procure di Milano, Palermo, Bergamo nell’arresto di tre individui responsabili di invio di materiale multimediale non autorizzato sui canali “LA BIBBIA 5.0, IL VANGELO DEL PELO e STUPRO TUA SORELLA 2.0”. Denunce frutto di una delicata e laboriosa indagine che però non hanno automaticamente portato alla chiusura dei canali. 

Purtroppo nel caso del Revenge Porn non ci si può aspettare che Telegram diventi parte attiva nella ricerca di reati. L’app si limita a bloccare canali solo quando l’autorità lo impone, e per questo Alessandra Belardini sostiene che bisogna arginare il fenomeno a monte.Dobbiamo cercare di intervenire sull’educazione all’intimità sessuale e alla condivisione”, sui comportamenti privati e sulla conoscenza degli strumenti che si stanno utilizzando.  

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