Sembra quasi fantascienza, ma il futuro della BCI (Brain Computer Interface) inizia all’Università di Wits di Johannesburg, dove i ricercatori biomedici aiutati dagli ingegneri sono riusciti per la prima volta a interfacciare un cervello umano con internet, tenendolo collegato in real time e facendolo apparire come un host indipendente, nome del progetto Brainternet.

Grazie ai dati raccolti da questa sensazionale impresa, gli ingegneri e i ricercatori biomedici potranno dare un grande contributo alla ricerca sull’interfaccia uomo macchina.

L’esperimento e il successo

Il processo si articola in alcuni step prefissati però eseguiti in real time, quindi in modo continuo, essenziale appunto per poter parlare di connessione a internet.

Il soggetto preso come tester indossa un Emotiv EEG che registra in modo costante i segnali elettrici derivanti dalle sue onde cerebrali, i quali poi vengono inviati ad un piccolo Raspberry Pi, un microcomputer delle dimensioni di una carta di credito, che fa da tramite inviando i dati ad un software il cui codice permette la comunicazione tra programmi applicativi e permette quindi di visualizzare i dati su un portale web che funge da portale.

Il direttore dell’esperimento, Pantanowitz, ha dichiarato che l’equipe sta cercando di migliorare il progetto e l’interattività dello stesso, infatti l’obbiettivo finale non è tanto la connessione encefalica a internet, bensì riuscire a produrre uno scambio bidirezionale di dati, creando quindi si un flusso in uscita come già fatto, ma anche un flusso in entrata.

Un progetto dalle possibilità certamente incredibili, che affianca quindi quelli già presenti di stampo simile come la Nuralink di Elon Musk o  il progetto della Kernel, di Bryan Johnson.

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