La compagnia cinese ZTE ha messo da parte due alti dirigenti per le violazioni delle sanzioni commerciali statunitensi imposte all’Iran e alla Corea del Nord. Trattasi dunque dei suoi sforzi per risolvere il problema fino alla bancarotta.

Xu Huijun non svolge più le sue normali mansioni e nemmeno Huang Dabin, a capo delle operazioni aziendali all’estero dell’azienda. Al momento non è chiaro se la sospensione debba essere di natura temporanea o indicativa di una mossa più permanente. In caso di un secondo scenario, i dirigenti esclusi potrebbero non essere necessariamente licenziati. Infatti, alcuni dei loro colleghi che si trovavano in precedenza in una situazione simile sono stati riassegnati.

 

ZTE deve riconquistare fiducia: molteplici sanzioni e violazioni coinvolgono alcuni dirigenti e non solo

L’azienda ha già sostituito il suo Chief Compliance Officer e il consulente legale Cheng Gang a marzo. Ciò poco prima che il Dipartimento di Giustizia emettesse un ordine di diniego. Esso impediva di acquistare e concedere licenze alle tecnologie americane per i prossimi sette anni. Il divieto ha paralizzato l’attività di ZTE e sta minacciando di mandarlo in bancarotta. La società che fa molto affidamento sui chip di Qualcomm e sul sistema operativo Android di Google, entrambi elementi centrali della sua strategia mobile.

Nell’ambito di negoziati commerciali più ampi con la Cina, il presidente degli Stati Uniti ha già raggiunto un accordo con una multa di 1,3 miliardi e una vasta gamma di concessioni. L’episodio sembra essere tutt’altro che risolto poiché il Presidente sta affrontando un’opposizione del Congresso e potrebbe finire per essere bloccato da un voto di maggioranza. Il presidente della Cina Xi Jinping ha inteso personalmente sollecitare il presidente Trump a tentare di alleviare il problema. In precedenza il Dipartimento del Commercio ha anche accusato ZTE di aver mentito in diverse occasioni. Tra l’altro, citando questo come un’altra ragione per il divieto di acquisto.

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