Gwent PS4
Schermata di gioco di Gwent: The Witcher Card Game

Nella giornata di Venerdì, sul PlayStation Store è stata rilasciata la beta tecnica di Gwent: The Witcher Card Game. Si tratta, come i più ormai sanno, di un gioco di carte collezionabili in ambientazione fantasy, tratto dal celebre videogioco The Witcher 3: Wild Hunt di CD Projekt Red. Lo spin-off è stato ispirato, per la precisione, dal mini-game di carte in cui è possibile cimentarsi durante l’avventura.

Non c’è, dunque, una vera e propria storia di fondo all’interno del gioco Gwent, ma sul campo di battaglia si incontreranno i personaggi caratteristici della storia del videogioco e le famose creature, ognuna con abilità e potere differenti.

Ma quali sono, di fatto, le meccaniche di Gwent? Per iniziare, l’obiettivo è semplice: vincere due round contro il nostro avversario. Un simbolino a forma di mezza corona indica le vittorie del giocatore, ottenendo le due metà, l’obiettivo finale è raggiunto. Un altro simbolo, questa volta numerico, mostra invece la forza del proprio esercito. Il giocatore che alla fine del round rimane con più punti forza, se lo aggiudica. Ogni giocatore può giocare una carta per turno; ultimata quest’azione, è la volta dell’avversario.

All’iniziare della beta tecnica, sul campo di battaglia troviamo già piazzate alcune carte: sono delle unità. In altre parole, personaggi.

Il campo di battaglia, su schermo, è suddiviso in righe. Ogni tipo di unità ha una posizione assegnata, e cioè può essere giocata su una delle righe: la Riga a Distanza, la Riga Mischia, o la Riga Assedio, sulla quale può essere piazzato, ad esempio il Grifone. Geralt, invece, andrà nella Riga Mischia. Capire su quale riga va giocata una unità è semplice: basta far riferimento al simbolo in alto a destra della carta. Può essere una spada, una balestra o una catapulta. Sopra il simbolino, il numero che indica il punteggio di forza di quell’unità. Piazzando una carta sul campo di battaglia, questa farà alzare i punti forza totali dell’ammontare indicato sulla carta. Molte carte hanno il solo compito di arrecare danni a creature avversarie. Se il nostro attacco ridurrà quest’ultima a un punteggio pari a 0, quella carta avversaria finirà nel cimitero, ovvero il mazzo degli scarti.

Ogni battaglia inizia con una mano da 10 carte per ciascun giocatore. A prescindere da quante ne useremo, nel secondo round ne pescheremo altre 2, e in un eventuale terzo, una sola. È concesso a inizio partita un mulligan, una mossa bonus che consente di cambiare fino a tre carte di quelle nella nostra mano, che magari non ci convincono particolarmente, con altre tre pescate direttamente dal mazzo. Non avremo altri modi di rifornire in-game la nostra mano (a meno che non vi siano carte che consentano eccezioni)

Occorrerà dunque fare attenzione, secondo il tutorial, a rimanere con un buon numero di carte per i round rimanenti. Spesso può rivelarsi un’opzione saggia semplicemente passare il turno: nel caso in cui l’abbia appena fatto il nostro avversario, e noi ci dovessimo ritrovarci con una quantità di punti forza maggiore, imitarlo ci consentirà di vincere il round!

Comunque, all’inizio di ogni round le carte presenti sul campo da gioco andranno nella pila degli scarti, ad eccezione di alcune carte che prevedono una sorte diversa; i punti forza, invece, verranno azzerati.

Dopo il doveroso tutorial, abbiamo deciso di lanciarci nel cuore del divertimento: la modalità Multiplayer. Dopo aver scelto il deck predefinito, abbiamo trovato il nostro sfidante nel giro di 8 secondi. Poi la partita ha avuto inizio. Ignorando i consigli del tutorial, e cioè porre attenzione nel ritrovarsi con un ragionevole numero di carte in mano in modo da non rimanere a secco nelle ultime fasi della partita, abbiamo utilizzato il maggior numero di carte già dal primo round, in maniera più o meno casuale e senza architettare una vera e propria strategia, anche perché, d’altronde, l’avversario non ha mai ceduto il turno rimanendo con un numero inferiore di punti forza. Il risultato è stato la vittoria.

Abbiamo ripetuto una seconda volta l’esperimento, vincendo il primo round, accumulando punti forza ma rimanendo, alla fine del secondo round, senza carte in mano e con l’opponente con ancora un paio di carte da giocare. Abbiamo ancora vinto, questa volta per un solo punto di stacco. Si potrebbe pensare che manchi una componente in grado di ribaltare le sorti della partita, con carte davvero forti o penalizzanti, e che venga premiata la testardaggine in luogo della cautela nel mantenere una mano ben nutrita fino a fine partita. Oppure, molto semplicemente, siamo stati fortunati, avendo incontrato due avversari che hanno preferito giocare a “braccio di ferro” piuttosto che d’astuzia?

In una terza partita, abbiamo deciso di seguire i consigli del tutorial, e passare il turno quando noi ci ritrovavamo con 8 carte, e l’avversario 7, nonostante avessimo un punteggio di forza inferiore. Ci siamo lasciato in mano molte carte utili a distruggere o indebolire unità avversarie, e il secondo round ce lo siamo aggiudicato in maniera schiacciante (59 punti vita contro i suoi 31): l’avversario aveva esaurito le sue carte, e vincere la partita è stato semplice. La manovra di passare il turno sembra significativa a livello strategico: basta capire, in parole povere, quando conviene darla vinta per lasciare che il reset del tavolo di gioco nel round successivo faccia sfruttare quello che abbiamo ancora in mano.

Dopo questa terza partita, portata avanti “con criterio”, ne abbiamo intraprese di ulteriori mantenendo un comportamento simile. Circa due o tre, praticamente tutte conclusesi con la nostra sconfitta. E così nell’ultima partita, un po’ seccati, abbiamo deciso di tornare ai metodi tradizionali, con una sana “scazzottata” all’ultima carta, senza troppe cautele, anche se con un minimo di buon senso nell’utilizzo di carte opportune. Abbiamo conquistato la vittoria in due round consecutivi. Tutorial bocciato.

Dal lato dei controlli, la tipologia del gioco non lascia spazio a particolari complicazioni: le azioni principali sono spostarsi all’interno della schermata di gioco e selezionare con il tasto croce le carte, l’eventuale bersaglio dell’effetto o dell’azione, ed eventualmente triangolo per passare la mano. Un tasto dorsale è riservato invece all’invio di messaggi preimpostati all’avversario.

La beta consente anche di personalizzare il proprio mazzo di gioco, con la possibilità di scegliere tra più di un centinaio di carte tra unità, effetti e pozioni; e di visualizzare la propria collezione in una apposita sezione. Qui saranno mostrate le carte in dimensione ridotta, e fermandoci sopra il puntatore verrà mostrata un’anteprima un po’ più grande.

Ed è qui che si nota che le miniature, proprio in quest’ultima sezione, Collection, sono leggermente più grandi di quelle utilizzate sul campo di battaglia, che lasciano meno spazio all’elemento artistico e alla godibilità dei disegni. Un peccato, perché una migliore ottimizzazione dello spazio di gioco avrebbe consentito un approccio visivo delle partite più coinvolgente e piacevole. Le animazioni sul campo da gioco sono piacevoli, meno invadenti di altri prodotti simili, dallo stile più cartoonesco e volutamente pacchiano, ma non per questo meno coinvolgenti. Una schia di ghiaccio potrebbe bloccare in fin di vita la nostra prima linea, o una fitta nebbia potrebbe rendere complicato scorgere creature avversarie per attacchi a distanza.

Il lato positivo della semplicità del meccanismo di gioco è senza dubbio la scorrevolezza delle partite, i cui round non occuperanno più di cinque o sei minuti ciascuno. Durante i tempi di caricamento – che comunque non ruberanno più di una decina di minuti ognuno, o poco più per preparare una nuova partita – avremo modo di osservare svariate carte di gioco, mostrate secondo un criterio randomico.

Il sonoro attinge a piene mani dalle musiche di The Witcher, e sarà possibile udire le voci e i motti tipici dei noti personaggi della serie ogni qual volta selezioneremo la relativa carta, per giocarla in partita. Le animazioni sono accompagnate da effetti sonori, ululati e urla di battaglia d’impatto. Nulla di più da richiedere, per un gioco di carte a turni.

Nessun particolare rallentamento o bug incontrato in un paio d’ore di gioco, all’infuori di un piccolo stato di stallo dopo una partita, che nonostante fosse terminata, è rimasta come ancora in corso, con la schermata dell’incontro aperta e in fase di stallo, senza riportarci al menù iniziale e senza possibilità di premere tasto alcuno.

Questa beta di Gwent: The Witcher Card Game sembra presentarci qualcosa di molto simile al prodotto finale, che si prospetta un gioco di carte leggero e veloce, imprescindibile per gli amanti del filone ma che ad ora, a mio avviso, pecca di una challenge strategica poco approfondita.

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