È arrivata la comunicazione ufficiale da parte di iFixit e Samsung riguardo la fine del loro accordo. Quest’ultimo si basava sulla distribuzione dei pezzi di ricambio. La colpa sembra essere stata ricaduta sull’azienda coreana. A dichiararlo è Kyle Wiens, fondatore e amministratore di iFixit. Secondo quest’ultimo Samsung non ha facilitato il processo di riparazione di massa dei propri dispositivi.
L’accordo tra le due aziende era stato firmato due anni fa. Con lo scopo di tutelare il diritto alla riparazione. In questo modo veniva permesso agli utenti di acquistare pezzi di ricambio per i propri dispositivi. Per poi ripararseli autonomamente grazie alle guide realizzate da iFixit.
Termina l’accordo tra iFixit e Samsung
Wiens ha evidenziato che i pezzi di ricambio dell’azienda coreana hanno costi eccessivi. Nello specifico, la società ha inviato a iFixit delle batterie già incollate alla struttura del display, obbligando così chi volesse sostituire la batteria a dover acquistare un display completo. Tali pacchetti hanno un costo superiore ai 160 dollari. Mentre una batteria da sola solitamente costa meno della metà.
Inoltre, iFixit rappresenterebbe una risorsa preziosa per le piccole imprese di riparazione locali, che potrebbero utilizzare il portale come fornitore. Samsung, però, secondo Wiens, avrebbe posto delle restrizioni anche su questa opportunità. Nel contratto, infatti, sarebbe stato previsto il divieto di vendere più di sette unità della stessa parte per account a trimestre. Inoltre, Samsung ha smesso di fornire parti di ricambio per smartphone più recenti dei Galaxy S22.
Nonostante la fine dell’accordo, iFixit continuerà a vendere pezzi di ricambio per smartphone Samsung, pur non rivolgendosi direttamente all’azienda. Samsung, dal canto suo, continuerà a proporre programmi di autoriparazione ma con altri partner. Ad esempio, Encompass ha ricevuto pezzi di ricambio per il Galaxy S23 e per i pieghevoli Z Fold 5 e Z Flip 5. Inoltre, ha distribuito le guide ufficiali scritte da Samsung.
Tale rottura nell’accordo rappresenta un passo indietro per il movimento del diritto alla riparazione. Inoltre, evidenzia le difficoltà che emergono quando le grandi aziende non supportano pienamente l’autonomia degli utenti nella manutenzione dei propri dispositivi.