Gli scienziati hanno trovato navi “oscure” negli oceani Il recente studio pubblicato sulla rivista Nature da Global Fishing Watch, un’organizzazione noprofit supportata da Google, ha rivelato un panorama inaspettato delle attività umane in mare. Utilizzando una combinazione di immagini satellitari, dati GPS delle navi e intelligenza artificiale, i ricercatori hanno svelato che dal 72 al 76% delle navi da pesca industriali in tutto il mondo non sono tracciate pubblicamente. Questa rivelazione è stata resa possibile grazie alla scoperta di navi “oscure“, imbarcazioni che sfuggono letteralmente ai radar e che sono coinvolte in attività marittime non precedentemente documentate.

La sorprendente scoperta evidenzia la lacuna nei sistemi di tracciamento esistenti, con quasi un terzo delle attività di “trasporto e energia” che risultano completamente assenti dai sistemi di tracciamento pubblici. In un’epoca in cui la trasparenza e il monitoraggio delle attività umane sono essenziali, questa mancanza di tracciabilità solleva gravi preoccupazioni sulla gestione delle risorse marine e sulla tutela dell’ecosistema oceanico.

Scoperte negli oceani navi “oscure”

Prima di questo studio, le organizzazioni come Global Fishing Watch si basavano principalmente sul Sistema di Identificazione Automatica (AIS) per monitorare le attività delle navi. Il sistema però presenta gravi limitazioni, poiché non tutti i paesi richiedono l’uso obbligatorio dell’AIS. Inoltre, il sistema può essere facilmente disattivato per evitare il rilevamento. In risposta a queste sfide, i ricercatori hanno adottato un approccio innovativo, impiegando algoritmi di apprendimento profondo per analizzare 2.000 terabyte di dati satellitari provenienti dalla costellazione di satelliti Sentinel-1 dell’Agenzia Spaziale Europea.

La mappatura satellitare così effettuata ha rivelato sorprendenti densità di attività navale in vaste aree oceaniche precedentemente considerate poco trafficate. Questo fenomeno si verifica principalmente in regioni come l’Asia meridionale, l’Asia sudorientale e lungo le coste settentrionali e occidentali dell’Africa. Una scoperta di questo tipo sottolinea l’urgenza di affrontare le sfide legate alla gestione delle risorse marine su scala globale.

La disponibilità di nuovi dati pubblici in un momento critico, in cui l’attività marittima cresce a ritmi allarmanti, offre un’opportunità cruciale per i decisori politici. Questi dati potrebbero, infatti, fornire una panoramica dettagliata delle attività umane in mare, consentendo l’implementazione di cambiamenti significativi e tempestivi. La crisi climatica in corso rende ancora più pressante la necessità di una gestione oculata delle risorse marine, al fine di preservare l’equilibrio dell’ecosistema oceanico e mitigare gli impatti negativi sul clima globale.

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