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Il mondo del lavoro è in continua evoluzione e le dinamiche sociali e politiche certamente lo influenzano in maniera sostanziale. Tuttavia, negli ultimi anni si sta assistendo ad un fenomeno molto importante che non bisogna sottovalutare, quello della cosiddetta “Great Resignation”.

Con questo termine che letteralmente può essere tradotto con “grandi dimissioni” si intende il fenomeno globale che vede tantissimi dipendenti presentare le dimissioni dal proprio impiego. Le motivazioni che spingono ad un gesto così importante sono diverse ma quasi tutte legate alle mutate esigenze personali che acquisiscono maggiore rilevanza.

In un periodo di rilancio dopo la pandemia, è evidente come le necessità personali siano più marcate ed importanti. I lavoratori sono alla ricerca di nuovi stimoli e nuovi approcci che spesso non trovano nell’azienda in cui lavorano attualmente.

 

Il fenomeno della Great Resignation dimostra come i lavoratori sono alla ricerca di un miglior rapporto tra lavoro e vita privata

Questo porta a cercare lavoro altrove, spesso per motivi economici legati ad una paga più alta. Tuttavia, ultimamente la decisione di dimettersi è sempre più spesso motivata dalla volontà di trovare una nuova azienda che possa valorizzare meglio il capitale umano.

Ciò si traduce nella prospettiva di un migliore “work-life balance”. La flessibilità del lavoro diventa un fattore determinante per la gestione del rapporto tra tempo dedicato al lavoro e tempo libero. Poter massimizzare il tempo ha un valore intrinseco ben più alto che in passato.

La vita dei dipendenti diventa centrale così come anche il benessere psico-fisico. Un ambiente di lavoro sfidante, con relazioni difficili tra colleghi e dipendenti, potrebbe compromettere in maniera importante le prestazioni lavorative, tanto da indurre i lavoratori alle dimissioni.

Complice di questo fenomeno è anche la diffusione dello smart working. Ricordiamo che con lo smart working è possibile ridurre gli spostamenti e guadagnare tempo da dedicare ai propri bisogni. Un ulteriore fattore è il risparmio economico legato alla necessità di non dover prendere l’auto o i mezzi.

Chiaramente non esiste una motivazione univoca al fenomeno del “Great Resignation” e ogni situazione va analizzata come caso a se stante. Tuttavia secondo recenti indagini, i lavoratori sono alla ricerca di un miglior benessere mentale e fisico. Lo stress danneggia seriamente la salute dei lavoratori e ne causa anche il calo di performance.

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