Amazon punisce i lavoratori smart working Amazon ha inviato di recente una mail ai suoi dipendenti. Specificatamente, a coloro che hanno deciso, per diverse ragioni, di optare per lo smart working, diffusosi in tutte le aziende dopo la pandemia.

Nel messaggio, il colosso dichiara che queste persone non soddisfano le aspettative dell’azienda e che quindi devono lavorare in sede almeno tre volte ogni settimana. Chi non accetterà questa imposizione verrà “punito”. La motivazione di Amazon a tale decisione è che, a loro parere, lavorare in ufficio aumenti le prestazioni e influisca positivamente sui salari, sui bonus e sulle possibili promozioni.

L’opposizione dei lavoratori Amazon

Secondo i dati raccolti, la metà dei dipendenti Amazon, nel maggio dello scorso anno, lavorava interamente da casa e i restanti in modalità ibrida. Ora, abituatisi a tali ritmi, non vogliono accettare la decisione loro imposta. Un sondaggio ha infatti evidenziato come ben 3 lavoratori su 5 non vogliano rientrare in ufficio. Per esporre la loro opinione, infatti, hanno organizzato diversi scioperi contro le pressioni dell’azienda.

Secondo Ryan Gerety, con le sue linee business, Amazon non fa altro che imporre un sistema sbagliato e rigido, basato sulle punizioni, piuttosto che sulle agevolazioni, cercando di controllare i propri lavoratori mettendoli a tacere. Non è certo così che la produttività verrà implementata. Gerety è il “CEO” della Athena Coalition, un gruppo progressista che più volte si è scontrato con Amazon a causa del comportamento avuto con i suoi dipendenti. Secondo i rappresentanti del gruppo e molti dei lavoratori, le strategie intraprese dal colosso del reselling non faranno altro che alimentare le discordie e gli sforzi per cercare di dimostrare il loro punto di vista e far sentire la loro voce.

Ci sono aziende che stanno promuovendo lo smart working e altre che restano su una linea lavorativa più classica. Come andrà a finire? Lo vedremo presto, speriamo solo che gli “scontri” restino pacifici.

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