WhatsApp

WhatsApp, la nota piattaforma di messaggistica istantanea più diffusa e conosciuta al mondo, negli ultimi giorni, ha ricevuto un’accusa di razzismo a causa di alcuni suoi adesivi.

Com’è risaputo, per dare la possibilità ai propri utenti di personalizzare e rendere più dinamiche le proprie conversazioni Metà ha da tempo inserito la possibilità di inviare adesivi, gif, immagini e di recente persino una propria versione in formato cartoon.

E proprio una di queste funzionalità che l’azienda ha aggiunto di recente ha scaturito un feroce dibattito. Si tratta di una funzionalità non ancora presente in Italia e che consente agli utenti di creare adesivi personalizzati grazie all’ utilizzo dell’ intelligenza artificiale. Il tutto semplicemente digitando una piccola descrizione sull’app di ciò che si intende realizzare.

WhatsApp: al centro di una questione legale

Attraverso l’intelligenza artificiale WhatsApp, una volta ricevuta la richiesta da parte dell’utente, propone diverse immagini tra cui scegliere, immagini che possono anche essere salvate e condivise con i propri contatti.

Tuttavia, alcuni utenti, digitando parole come “Palestina”, “palestinese” o “bambino musulmano“, hanno notato che l’AI generava adesivi raffiguranti ragazzini con inano delle armi. Invece, digitando “ragazzo israeliano”, venivano elaborati adesivi con ragazzini che leggono o giocano.

Come se non bastasse, è stato notato che la frase “palestinese + Lode ad Allah” , viene tradotta come “terrorista palestinese”.

Meta ha preso nota delle segnalazioni ricevute dichiarando ufficialmente di impegnarsi per la risoluzione del bug. La questione però ha suscitato la reazione di alcuni politici, secondo i quali la situazione dovrebbe essere affrontata molto più seriamente.

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