Guerra in Israele, deepfake e lo scetticismo: cosa li lega all’AI? Ci sono tantissimi contenuti che circolano sul web, che sono ritenuti veri dagli utenti, quando in realtà si tratta solo di montature. Un video dell’emiro del Qatar che minaccia di bloccare la fornitura di gas per tutti i Paesi se Israele non rinuncerà ad attaccare Gaza. In un altro viene mostrata la cattura di uno dei generali israeliani per conto di Hamas. E ancora, in un altro il dittatore nordcoreano Kim Jong Un attribuisce a Biden l’intera colpa per la questione palestinese e afferma che se non sarà Trump a vincere le prossime elezioni darà inizio alla Terza guerra mondiale. Ebbene, tutti questi contenuti non sono reali.

Nonostante il loro essere delle vere e proprie fake news molti utenti hanno pensato che fossero reali. Questo ha fatto sì che questi contenuti si diffondessero su tutte le reti social prima che venissero ritirate da tutte le piattaforme. Non c’è da sorprendersi. Con l’arrivo di un nuovo conflitto era prevedibile l’inizio di una diffusione a macchia d’olio di fake news.

Anche se in molti si aspettavano la nascita di simili scenari si sta diffondendo sempre di più il timore che il mondo della comunicazione resti schiacciato dalla presenza di milioni di deepfake ed immagini false. A dare loro origine è l’intelligenza artificiale generativa che riesce a realizzare immagini false che sembrano estremamente reali.

L’AI aumenta la diffusione delle fake news?

Lo scenario è ancora decisamente poco fondato. Nel caso del citato video dell’emiro del Qatar, ad esempio, basta prestare un po’ d’attenzione per rendersi conto che le immagini sono state estrapolate da un precedente discorso dell’emiro, risalente a sei anni fa, in occasione dell’apertura del Forum di Doha. Per quanto riguarda il generale israeliano fatto prigioniero, invece, si tratta di un leader del governo del Nagorno-Karabakh che è stato arrestato da alcuni militari dell’Azerbaijan. Infine, il video con Kim ritrae immagini risalenti ad una celebrazione avvenuta tre anni fa per il 75esimo anniversario dalla fondazione del Partito dei Lavoratori.

Ovviamente in tutti questi video non ci sono riferimenti alla guerra in Israele o a tutta la questione che sta emergendo negli ultimi giorni. Dunque, per il momento la fabbrica dei deepfake non produce molto. Infatti, il sistema si fonda sostanzialmente su una serie di contenuti riciclati e modificati ad hoc. Ma anche se i falsi creati dall’intelligenza artificiale sono poco diffusi, sta aumentando un senso di scetticismo generale.

Secondo il New York Times si può parlare di “dividendo dei bugiardi” e da tutta questa storia emerge un dato abbastanza preoccupante. Cresce infatti il numero di chi, poco disposto a soffermarsi su analisi complesse e desideroso di ottenere risposte nette, preferisce credere nelle notizie che in un certo qual modo confermano le proprie visioni. Tutto questo portando a credere anche ad informazioni false senza prima accertarsi che possano essere reali.

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