Entro il 2030 il mondo potrebbe essere diverso da come lo abbiamo conosciuto finora, grazie al primo impianto di energia da fusione in collaborazione con Eni e CFS.

Energia da Fusione: Il primo impianto partirà nel 2030

Commonwealth fusion systems (CFS), questo è il nome della Startup che potrebbe cambiare il mondo per sempre.

Grazie a diversi anni di ricerca e sviluppo nel 2030 potrebbe partire il primo impianto funzionante di energia da fusione della storia.

Teorizzata sin dagli anni 50, l’energia da fusione si caratterizza per un produzione di corrente green tramite acqua e idrogeno. Occorre però fare attenzione a non confondere con l’energia da fissione ovvero il metodo utilizzato delle centrali nucleari.

La fissione rompe i legami degli atomi, creando energia ma producendo scorie, mentre la fusione, come lascia intendere la parola stessa, li fonde tra loro e non produce alcun scarto pericoloso.

Cercando di spiegare il concetto in semplici parole gli atomi di idrogeno vengono riscaldati fino a fondersi divenendo un plasma. Il plasma è il quarto stadio della materia e tutto il procedimento può essere equiparato a quanto avviene in una stella, ma ricreato qui, più in piccolo sul nostro pianeta.

Eni principale partner di CSF, si trova in prima linea nel seguire il progetto del reattore che dovrebbe entrare in funzione nel 2030.

Negli ultimi anni gli investimenti sulla fusione sono stati cospicui, complice sicuramente l’emergenza climatica e geopolitica, ma questo ha permesso alla scienza importanti passi avanti.

Nonostante il tutto fosse teorizzato dagli anni 50, all’atto pratico il progetto risultava finora irrealizzabile per l’impossibilità di confinare il plasma prodotto dalla fusione.

Raggiungendo temperature di circa 100 milioni di gradi, l’unica via percorribile è un campo magnetico tale da confinare il plasma. Finora tutti i magneti utilizzati hanno dato risultati insoddisfacenti ma grazie alla Startup CFS questo ostacolo può essere surclassato, grazie a un nuovo meccanismo magnetico di superconduttori ad alta temperatura.

Non ci resta che attendere ulteriori sviluppi nella speranza di aver trovato la via decisiva per l’abbandono dei combustibili fossili.

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