La serie Mini di iPhone continua a ricevere notevoli consensi nel mondo mobile, in particolare grazie ad un formato, quello sotto i 6″, che ormai Android ha totalmente abbandonato. Si tratta di un mercato a forte richiesta che purtroppo i vari produttori come Xiaomi, OnePlus, Samsung hanno lasciato da parte, nonostante siano molti gli utenti che preferiscono invece degli smartphone compatti e funzionali. iPhone 13 Mini va quindi ad occupare un segmento scarno in cui riesce ad essere fin troppo facilmente re incontrastato del mercato, perfino nonostante le pecche e gli aspetti migliorabili che lo contraddistinguono.

Apple in grade stile, come al solito

Senza dubbio questo è uno degli elementi che caratterizza tutte le serie di iPhone di sempre: un design riconoscibile, con materiali premium e costruito alla perfezione. Grazie al display da 5,4″ e al peso di 140g, sembra di tenere in mano un iPhone in miniatura. Il frame laterale in alluminio, il vetro posteriore e la protezione in ceramica dello schermo gli danno un feeling premium difficile da ritrovare su altri modelli e nel mondo Android, grazie ad un’attenzione al dettaglio che emerge chiaramente fin dall’unboxing. Come visto già nella recensione di iPhone 13, le colorazioni a disposizione dell’utente sono tra le più belle disponibili sul mercato: galassia, mezzanotte, blu, rosa e Product Red (quella in nostro possesso).

Il contrasto tra l’anodizzato dell’alluminio e del lucido della scocca rendono la colorazione rossa probabilmente la più bella tra quelle disponibili, senza considerare il fatto che una piccola quota verrà destinata al Global Fund per combattere il COVID‑19. Ma torniamo alle dimensioni: 131,5 x 64,2 x 7,65mm, compatte al punto giusto per renderlo ancora utilizzabile e piacevole anche per la visione multimediale, ma comodo da tenere in tasca o per chi apprezza maggiormente device di piccole dimensioni. Personalmente non mi sono trovato troppo bene con questo modello, preferendo la versione normale proprio a causa della mani troppo grandi per il modello Mini, ma tutto sommato la fascia di utenza a cui si rivolge è esclusiva, dato che trovare altri device con display da 5″ è attualmente molto difficile. Purtroppo i bordi netti e decisi diventano abbastanza scomodi con un uso prolungato (molto meglio i bordi stondati che caratterizzano la maggior parte dei device Android), ma usando una custodia protettiva questo aspetta tenderà a risultare meno evidente. Chiudiamo questa sezione con la certificazione IP68, che permette ad iPhone di essere impermeabile secondo lo standard IEC 60529.

Super Retina? Bello, ma non il migliore

Il display è da sempre un vanto per l’ecosistema Apple. I pannelli impiegati sono riusciti ad essere profondamente apprezzati in ogni contesto, da quello multimediale fino a quello lavorativo nel mondo della grafica. E la serie iPhone non fa eccezione. Quest’anno Apple ha presentato un display per gli iPhone di nuova generazione, denominato Super Retina XDR con tecnologia OLED. Ottima le risoluzione, con 2340×1080 pixel a 476 ppi, che lo rendono estremamente apprezzabile sia sotto il profilo della gamma e calibrazione colore, sia per quel che riguarda la godibilità del pannello nell’utilizzo giornaliero. Eppure ci sono delle pecche, difficilmente superabili per chi proviene dal mondo Android, un po’ meno invece per gli utenti Apple affezionati al marchio.

Prima di tutto il Notch, anche se ridotto nelle dimensioni rispetto ad iPhone 12, rappresenta ancora una grossa limitazione nell’utilizzo dello schermo e della barra delle notifiche, che attualmente non riesce ancora a mostrare alcuna notifica, oltre a quelle di default di sistema. Inoltre, il refresh rate, nonostante l’aggiornamento a ProMotion della serie 13 Pro, è rimasto a 60Hz, limitando di fatto il suo utilizzo e non restituendo quella fluidità aggiuntiva che invece troviamo nella maggior parte dei device a 90Hz e 120Hz presenti sul mercato Android. Ottima invece le gestione del tocco e della luminosità, con un picco massimo di 1200nits, che rende lo schermo estremamente visibile perfino sotto il sole diretto.

iOS 15, un passo in avanti troppo piccolo

Diciamoci la verità, sono anni che Apple punta tutto su un’integrazione tra app, hardware e software al limite della perfezione, almeno secondo l’immaginario collettivo che ha creato attorno alla propria immagine. Ed effettivamente la resa del software non è affatto male. Tuttavia si potrebbe fare molto di più e iOS 15, sebbene prometta molte innovazioni, in realtà non ha portato moltissime modifiche all’interfaccia utente o novità nell’utilizzo, se non la gestione Siri, Picture-in-picture e App Libreria. Oltre a queste piccole modifiche, vuoi per la recente uscita, vuoi per un’ottimizzazione che stenta ad arrivare, iOS 15 non mi è sembrato poi così fluido e funzionale, soprattutto dal punto di vista di un utente Android. In molte transizioni è possibile notare dei piccoli rallentamenti e non mancano nemmeno i bug di sistema, come quello della mancata configurazione dell’account sul Cloud durante la prima configurazione del sistema, o della continua disconnessione nel trasferimento delle foto su Windows. Probabilmente gli utenti di vecchia data si sentiranno a casa e alcune funzioni potrebbero effettivamente fare comodo, ma nulla di rivoluzionario si profila all’orizzonte, soprattutto data la mancanza di un sensore per il riconoscimento dell’impronta digitale. FaceID funziona, e lo fa molto bene, ma in questa situazione in cui la mascherina è ancora obbligatoria in molti luoghi, il software non riesce a riconoscere il dispositivo, costringendoci ad usare costantemente lo sblocco con il PIN, fastidioso e ormai quasi caduto in disuso.

 

Sì, il caricabatterie è ancora a parte

Sebbene Apple abbia dato il via alle danze con questa tendenza, portandosi dietro anche qualche altro modello della concorrenza, in realtà continuiamo a pensare che il caricabatterie sia un elemento fondamentale e imprescindibile per l’utilizzo dello smartphone e delle sue funzioni. Per un utente Android come me, trovare un caricabatterie compatibile con iPhone non è stato facile e mi ha causato più di qualche grattacapo.

La batteria integrata è migliorata, non sappiamo bene se nella capienza, ma almeno nella sua autonomia di sicuro. Il passo in avanti rispetto al modello precedente è enorme, e se in precedenza la batteria rappresentava un problema, in questo momento arrivare fino a fine giornata è sicuramente più facile. Durante la giornata stress abbiamo utilizzato lo streaming su Netflix e Disney+, 3 mail in push, Telegram, Whatsapp, social classici, navigazione web e qualche chiamata: siamo arrivati fino a sera con il 10-15% di batteria con 5 ore di schermo acceso. Non male considerando le dimensioni di questo iPhone 13 Mini, ma tutto sommato nulla di sorprendente, viste le dimensioni compatte dello schermo e il refresh rate a 60Hz. Passando alla ricarica siamo ancora ad un supporto massimo per caricabatterie a 20W: quasi due ore per ricaricarlo da 0 a 100%, poco immediato in questo 2021 visto la presentazione da parte della concorrenza delle nuove ricariche a 120W da 15-20 minuti. Non manca il supporto alla ricarica wireless MagSafe fino a 15 watt e Qi fino a 7,5 watt.

A15 Bionic, la ciliegina sulla torta

Solitamente i chip sviluppati da Apple competono in una categoria a parte: sarà per l’ottimizzazione software che aiuta in questo campo, ma è innegabile che la potenza generata da questi chipset aiuti a gestire in maniera ottimale qualsiasi tipo di app o di gioco. Il nuovo chip A15 Bionic con 6‑core, di cui 2 performance e 4 efficiency, la nuova GPU quad‑core e il Neural Engine 16‑core permettono di ottenere prestazioni incredibili. Sotto questo fronte non è dato lamentarci, dato che il nuovo chipset riesce ad essere anche molto efficiente nei consumi. Presenti a bordo anche le tecnologie 5G (sub-6GHz), Gigabit LTE con tecnologia MIMO 4×4 e LAA, Wi‑Fi 6 (802.11ax) con tecnologia MIMO 2×2 e Bluetooth 5.0, compreso chip NFC e sistema di rilevamento GPS con GLONASS, Galileo, QZSS e BeiDou integrati. Insomma, un pacchetto completo che aggiorna gli iPhone di nuova generazione agli ultimi standard tecnologici del mondo mobile.

 

Ritratti da reflex

Il lato fotocamere è quello che più in assoluto sorprende degli iPhone. E questo 13 Mini non fa alcuna eccezione. Grazie allo stesso modulo presente sul fratello maggiore (iPhone 13), la resa delle foto, con il sensore da 12MP integrato è eccellente. Sia che si tratti di gestione delle luci, che di HDR, ma anche la messa a fuoco e i colori, ci troviamo di fronte a fotografie che lasciano a bocca aperta. Ma ciò che più colpisce è soprattutto la facilità di utilizzo: se nel mondo Android esistono decine di modalità, impostazioni manuali e non, selettori, con iOS basterà fare un tap sul pulsante di scatto senza preoccuparsi di nulla.

Perfino la resa omogenea nella calibrazione colore delle tre fotocamere presenti a bordo (due posteriori e una anteriore) riesce a creare una linea continua senza differenze evidenti tra le varie foto. Io stesso posso garantirvi che effettivamente, a parte una piccola differenza di calibrazione e tonalità colore, la resa nelle normali foto può essere paragonata o accostata senza problemi a quella di un device di fascia alta Android: infatti, dove il software riesce a fare miracoli è nella resa dei ritratti e dei selfie. La tonalità dell’incarnato, la resa della pelle, lo sfondo sfocato con il bokeh, il calore della foto sono solo alcuni degli elementi che ci permettono di godere di fotografie e ritratti a persona in grado di fare la differenza nel mondo mobile. Anche la fotocamera anteriore, grazie al sensore da 12MP possiede una resa eccellente nei selfie, paragonabile senza dubbio alla resa della lente e del sensore posteriore. Effettivamente nulla di nuovo rispetto alla generazione precedente, se non sotto un unico punto di vista: quello della modalità notte. Di notte gli scatti sono più nitidi, meglio esposti e il tempo di messa a fuoco e scatto è migliorato moltissimo con questa nuova serie 13. Anche il disturbo e la resa dei flare sono migliorati, per una differenza tangibile (forse l’unica rispetto ad iPhone 12) a prima vista.

Cinematic Mode, bello il nome ma serve davvero?

Sappiamo molto bene come il reparto marketing di Apple sia davvero fortissimo nel trovare il giusto nome per delle funzioni tutto sommato basilari. Quello che per il mondo Android è un alto refresh rate, per Apple è ProMotion; quello che per Android è Video Pro, per Apple è invece Cinematic Mode. L’unica piccola grande differenza è che effettivamente Android ci permette di controllare tutti gli aspetti della ripresa video con la modalità Pro, mentre iPhone cambia solo la modalità e la gestione automatica della ripresa, senza lasciare spazio di manovra all’utente. Una differenza evidente c’è, e sta soprattutto nella gestione dello sfocato e della messa a fuoco, ma per il resto le differenze sono minime e poco invasive.

I video in generale sono molto piacevoli e la stabilizzazione ottica della lente principale permette di gestire alla perfezione le riprese in movimento, che risulteranno estremamente nitide e poco mosse. La registrazione video avviene fino ad una risoluzione 4K a 60fps, mentre lo slow motion, altrettanto valido, registra fino ad una risoluzione HD a 240FPS.

Prezzo alla Apple

Non posso mettere in dubbio che Apple fornisca un prodotto di qualità, in una scocca ben curata e rifinita, in un sistema ottimizzato e con un hardware all’altezza della situazione. Eppure pensare che per iPhone 13 Mini senza ricarica rapida, con refresh rate fermo a 60Hz, un notch enorme, nessuna personalizzazione di sistema o vera modalità Pro per la fotocamera, si debbano sborsare 839€, questo non riesco a concepirlo. Lo capisco, alla fine stiamo parlando di Apple, e ci sarà sempre qualcuno disposto a comprare un loro device, anche se fosse costato il doppio di questo prezzo. Eppure guardando al mondo Android, si possono trovare decine di device che possono fare le stesse identiche cose, alcune meglio alcune peggio, alle metà del suo prezzo. Ma in parte il suo costo potrebbe essere giustificato per chi si trova nell’ambito del vlogging, della fotografia o dei social, grazie ad una resa fotografica e video superiore sia negli algoritmi di registrazione che poi in quelli di caricamento (su Instagram ad esempio). Insomma, questione di priorità e di budget.

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