Dubbi, polemiche e anche diverse ricerche hanno dimostrato che gli attuali antidoti anti Coronavirus, chi più e chi meno, perdono una percentuale della loro capacità dopo i primi sei mesi dalla seconda dose. Tuttavia, un recente studio tutto italiano ha rivelato qualcosa di inaspettato proprio in merito a durata ed efficacia dei vaccini anti Covid-19 a mRna messaggero. Scopriamo insieme di cosa si tratta e ciò che comporta questa scoperta in chi si è stato vaccinato con Pfizer e Moderna.
Vaccini: uno studio rivela la loro memoria cellulare
Ormai è assodato che i livelli anticorporali dei vaccinati si abbassano costantemente. Ciò ha richiesto una terza dose dei vaccini per continuarne la copertura. Rimane ancora in dubbio la durata dell’immunità ovvero la loro memoria contro il Covid-19.
In altre parole, le cellule B e le cellule T sembrerebbero più durature, ma occorre capire se queste possono proteggere efficacemente un soggetto contagiato da ospedalizzazione e morte. Uno studio dell’Università di Siena, pubblicato sulla rivista Frontiers in Immunology, ha fornito una prima risposta a questa questione sui vaccini.
Lo ha spiegato in maniera più comprensibile Donatella Medaglini del dipartimento di Biotecnologie Mediche (Dbm) dell’Università di Siena e dell’Uoc Microbiologia e Virologia dell’Aou Senese. Promotrice di questa ricerca sui vaccini a mRna ha dichiarato:
“I vaccini a mRna contro il coronavirus hanno dimostrato elevata efficacia e immunogenicità, ma rimane ancora da stabilire quanto a lungo persista la risposta immunitaria. Buone notizie arrivano dai nostri studi, tra i primi a dimostrare la persistenza a lungo termine di cellule B di memoria, che contribuiscono a fornire una risposta alla domanda aperta sulla durata della memoria immunologica al vaccino Pfizer e sulla possibile necessità e tempistica di ripetute dosi di richiamo di un vaccino Covid-19 in soggetti sani“.
I risultati di Pfizer
Pfizer è uno dei vaccini più inoculati in Italia sin dall’inizio della campagna vaccinale. Ecco perché sta a cuore a molti saperne di più su questa faccenda. La Medaglini ha dato delucidazioni anche sotto questo aspetto:
“Questi risultati dimostrano che il vaccino Pfizer stimola una persistente risposta di cellule B di memoria, nonostante un progressivo e fisiologico declino dei titoli anticorpali. Queste cellule sono cruciali per una rapida risposta a un eventuale incontro con il virus, quando saranno infatti riattivate e capaci di produrre una nuova ondata di anticorpi anti Spike“.