L’esercito degli Stati Uniti sta lavorando ad un nuovo vaccino, che potrebbe rappresentare la soluzione anche contro le varianti del Covid. A renderlo noto la testata ABC News, che ha riportato alcune informazioni circa lo stato di avanzamento della ricerca in questo campo. E riferendo che lo scorso 6 aprile la nuova tecnologia ha iniziato i test clinici.

Mentre nel resto del mondo le case farmaceutiche si affannavano ad arrivare per prime sul mercato sviluppando il proprio vaccino, negli USA l’esercito ha iniziato a lavorare su un altro preparato con uno sguardo verso il futuro della pandemia. Ciò che è mancato nella corsa al vaccino, infatti, è stato proprio mettere in conto la diffusione di nuove varianti del virus, diverse dal wild type iniziale, verso cui i sieri in produzione avrebbero potuto rivelarsi non sufficienti.

Wrair, il vaccino sviluppato dall’esercito USA è alle prese con i test clinici

Ormai è chiaro che la pandemia da Sars-CoV-2 non si risolverà con un’unica tornata di somministrazioni del vaccino: il virus continuerà a persistere nella popolazione, per cui sarà necessario secondo gli scienziati fare annualmente dei richiami se non addirittura inserirlo nell’ambito delle vaccinazioni antinfluenzali quando sta per arrivare la stagione invernale.

In tal senso, i militari USA si sono concentrati proprio sulle prospettive sul lungo periodo, cercando di limitare il potenziale patogeno del virus nei prossimi anni e nelle future generazioni.

I vaccini finora presenti sul mercato statunitense funzionano con il sistema a mRNA, una molecola che viene poi tradotta dalle nostre cellule nella proteina spike del Coronavirus. E’ come se il mRNA fosse un libretto d’istruzioni che viene fornito al nostro organismo per “montare” autonomamente la proteina spike, che una volta in circolo viene riconosciuta dal sistema immunitario, comportando l’attivazione della risposta immunitaria e la creazione di anticorpi contro il virus. Questo processo, però, richiede tempo.

La tecnologia su cui lavora l’US Army, invece, prevede l’iniezione della proteina spike già formata, così da saltare le fasi di “lettura delle istruzioni” e creazione per arrivare direttamente a quella di risposta immunitaria, rendendola così forte e ampia sin da subito.

I test sugli animali si sono rivelati promettenti, e si attendono i dati sulla sperimentazione sull’uomo. Nel frattempo il dottor Kavyon Modjarrad, direttore della sezione di malattie infettive dell’istituto WRAIR, si è espresso positivamente sui riscontri ottenuti dal vaccino anche contro le altre varianti del virus, e perfino gli altri ceppi della SARS.

«Quello che abbiamo visto finora con il nostro vaccino negli animali» riferisce Modjarrad «è che l’efficacia del vaccino non è affatto diminuita contro quelle varianti. Ed è efficace contro altri coronavirus come la SARS-1. Quindi quello che abbiamo sviluppato ora comincia a sembrare un vaccino pan-SARS», rivolto cioè verso tutti i ceppi SARS, anche verso quelli che potrebbero eventualmente svilupparsi e diffondersi in futuro.

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