Inizia tutto con una ragazza morta.
Inizia tutto con una storia potente, di quelle che raramente si vedono nel mondo videoludico odierno. Una storia divisa tra due realtà profondamente connesse tra loro, che coesistono allo stesso tempo in un continuum temporale e spaziale unico nel loro genere. E quando tali storie vengono alla luce, non si può fare altro che giocarle e viverle in un’esperienza che ha i suoi alti e i suoi bassi. Ma sappiate che la narrazione rimane, oltre la grafica, oltre i problemi, oltre le scelte stilistiche che vengono fatte dal team di sviluppatori. Per questo motivo dei classici intramontabili come Bioshock sono considerati ancora oggi dei must play assoluti. Ma sto già divagando. Torniamo a The Medium, un prodotto che ricade nella categoria horror, realizzato da Bloober Team, una casa produttrice polacca specializzata in questo genere, e che ci ha regalato delle perle del passato, come i due Layers of Fear, Observer e Blair Witch.
Ma questo nuovo prodotto, lanciato ufficialmente a fine gennaio, si discosta leggermente dai titoli citati, e non per il merito purtroppo.
Una trama dal sapore orrifico
Come dicevo la trama di questo titolo è caratterizzata da una storia potente, che riuscirà a trasportare il giocatore in un mondo nuovo, ispirato ai capolavori distopici di Zdzisław Beksiński. In questo senso questo aspetto è probabilmente il più riuscito del gioco. Se dovessi consigliarvi di giocare a The Medium, inizierei a raccontarvelo proprio dalla trama, che ha un potere di attrazione incredibile. Certo, è una di quelle storie complicate da seguire all’inizio, ma che se portata a termine vi regalerà un puzzle narrativo in cui ricollegare tutti i fili della storia.
Impersonerete Marianne, una Medium rimasta orfana e adottata da un’impresario di pompe funebri, che si ritrova dopo una chiamata misteriosa ad indagare sul proprio passato alla ricerca dell’origine dei propri poteri. Non andrò oltre su questo fronte, lasciandovi vivere i vari capitoli narrativi in santa pace. Ma ciò che emerge durante il gioco è senza dubbio la vena horror decisamente soft. Rispetto ai titoli citati in precedenza, The Medium sembra concentrarsi moltissimo sulla narrazione, ma tralasciando uno degli aspetti fondamentali di questo genere. Sia chiaro, senza dubbio The Medium E’ E RIMANE un gioco horror, ma non nell’accezione tradizionale del settore. La sua è piuttosto un’aura dell’orrore, che vi accompagnerà nel corso del gameplay, ma che non vi regalerà emozioni forti come jump scare. Si tratta piuttosto di un sentimento di inquietudine che regna sovrano durante la narrazione, con ambienti che incutono un certo timore, ma che non spaventano nel profondo. Tale percezione può ovviamente essere amplificata o meno a seconda dell’esperienza del giocatore o dalla sua sensibilità, ma se avete già giocato molti titoli horror, allora non aspettatevi la solita esperienza. Se invece questo è il primo o uno dei primi, è sicuramente un ottimo modo per addentrarsi nel genere. Tuttavia a mio avviso, è un gioco che può maggiormente apprezzare chi è più esperto, nel gustarsi un’avventura più impegnata e che trasmette un livello di tensione palpabile e percepibile costantemente in ogni suo aspetto.
Tuttavia, su questo fronte c’è un’unica scelta che non condivido pienamente, ovvero quella del finale (non vi sto a rivelare troppo per evitare spoiler indesiderati), ma quello che ne emerge è un finale che potremmo definire sequel bait ending: si tratta di una scelta strana in vista dell’uscita di una DLC o addirittura di un seguito alla storia, che però lascerà con l’amaro in bocca se si intende giocare questo titolo in autonomia.
Un gameplay lento e abbozzato
Se, come dicevo, la narrazione di The Medium è l’aspetto più riuscito di questo titolo, il gameplay ne risulta decisamente sacrificato. Questo è un walking simulator a tutti gli effetti, in cui non dovrete fare altro che esplorare gli ambienti alla ricerca di indizi che vi faranno progredire nella storia. Tutto normale fino a qui, se già conoscete approfonditamente questo genere, ma i problemi iniziano quando si interagisce con il personaggio. Le 473 camere fisse presenti all’interno del gioco sono un grande passo in avanti rispetto ad altri titoli, con uno svolgimento della storia e un’interazione con gli ambienti che prende una via decisamente cinematografica, come se stessimo giocando in un continuo piano sequenza dal sapore spiccatamente filmico. Gli ambienti andranno esplorati nel modo in cui gli autori lo hanno pensato e con una visuale ben specifica a seconda della necessità.
Ma l’interazione con il personaggio non è esente dai problemi. Il movimento è legnoso e forzato, soprattutto durante la corsa, e spesso si rimane bloccati da ostacoli insulsi, come ad esempio il bordo di una sedia o di un mobile. Un’altra problematica che ho trovato decisamente frustrante è quella del cambio visuale nel passaggio da un ambiente all’altro: se si sta camminando in una direzione, e la camera improvvisamente si sposta, gli sviluppatori devono considerare il cambio di visuale e agire di conseguenza sui comandi per garantire un movimento fluido e naturale del personaggio. Invece in molti casi ci si ritrova con un personaggio impazzito, dovendo testare i comandi per adattarsi al nuovo ambiente. Se prima con una freccetta ci si muoveva verso sinistra, ora quello stesso comando ci farà muovere in tutt’altra direzione. Una situazione con cui si può convivere durante le normali situazioni, ma che durante le fughe diventa decisamente frustrante. Anche l’interazione con i mostri risulta macchinosa e pressoché inutile. Sono finito ucciso svariate volte proprio perché i comandi non erano chiari al 100% o per problemi relativi alle modalità di interazione con il nemico. Ma accanto a questi piccoli problemi, che non mi hanno ovviamente impedito di portare a termine il gioco con una certa soddisfazione, c’è un aspetto decisamente innovativo e che considero decisamente riuscito nella sua unicità per il mondo di The Medium: il dual world.
Il Dual World, una modalità innovativa che non smette di stupire
Una nuova modalità di renderizzazione e di interazione con il mondo di The Medium, brevettato da Bloober Team, che conferisce a questo titolo un sapore di novità del tutto inedito. Durante molte situazione ci ritroveremo a vivere un’esperienza unica nel suo genere, con Marianne divisa tra due mondi allo stesso tempo. Una modalità che dona un fascino rinnovato al genere horror dei walking simulator, e che impressiona per l’accuratezza ad esso riservata. Si tratta di una feature incredibile, che vi porterà a dover prestare il doppio dell’attenzione, sia per individuare i dettagli nascosti, sia per interagire coni due mondi e sbloccare passaggi o puzzle che necessitano di un’interazione condivisa.
Ottima anche la modalità extracorporea, che regala alcune esperienze piacevoli nella risoluzione di puzzle o enigmi. Ma proprio su quest’ultimo punto, quella dei puzzle e degli enigmi, occorre spendere due parole: sono una parte integrante del gioco, che altrimenti risulterebbe decisamente piatto, ma in alcuni casi risultano di difficile comprensione nella loro risoluzione per la cripticità degli indizi che vengono forniti.
Una grafica incredibile a metà
La divisione dell’esperienza in due diversi mondi, spesso in sincronia tra loro, ha regalato a migliaia di utenti dei momenti incredibili. Tuttavia non ci si può esimere dal considerare anche l’aspetto grafico di questo titolo. Nel mondo “reale” l’esperienza è incredibile: l’accuratezza dei dettagli, delle forme, delle texture e degli ambienti è perfetta, così come anche l’illuminazione, affidata al nuovo motore grafico con gli effetti del ray tracing attivabili dalle impostazioni. Ne risulta una riproduzione estremamente fedele della realtà, con ambienti, soprattutto nelle scene nel bosco che stupiscono per dettaglio e colpo d’occhio. Ma quando ci si sposta nella “realtà alternativa” le cose cambiano drasticamente: le texture risultano “antiquate” e piatte, come se fosse stato tralasciato l’effetto 3d degli ambienti ispirati alle opere di Beksiński. Rimane fortunatamente il colpo d’occhio per delle ambientazioni disturbanti in modo positivo per un titolo di questo tipo, e che non smettono mai di stupire nella loro varietà.
Ma quando si arriva ai personaggi la situazione si divide a metà allo stesso modo. Nelle scene scriptate, in cui non si può interagire con il personaggio e durante le quali la storia prosegue, risultano estremamente curati, con una fedeltà e precisione piacevoli e naturali da ammirare. Tuttavia nei due mondi in cui si interagisce con Marianne, non solo le figure risultano legnose da pilotare, con dei movimenti poco fluidi e soprattutto poco naturali, ma anche i dettagli diminuiscono drasticamente, con una texture di qualità nettamente inferiore rispetto a quella degli ambienti. Tuttavia, è pur vero che Bloober Team è decisamente esperta nella realizzazione di ambientazioni estremamente realistiche, ma meno in quelle delle figure umane, che risultano (purtroppo) meno credibili.
Durata e dettagli tecnici
Ho giocato questo titolo con una configurazione di alto livello: Ryzen 5 3600X, 16gb di ram 3600mHz e una AMD RX6800 XT. Mi hanno garantito, su un monitor con risoluzione 2K, una media di circa 90 fps a impostazioni ultra, anche se sono stati frequenti i drop di frame, soprattutto in alcuni passaggi di ambiente, che hanno portato il gioco a laggare per qualche secondo. Anche i bug e i crash sono stati numerosi. Purtroppo (sarà stata la solita sfortuna) ho dovuto interrompere la mia avventura durante la prima ora di gioco, a causa di crash ripetuti che mi impedivano di continuare nella storia. A nulla sono serviti la disinstallazione del gioco, la verifica dei file, dei test in game, il cambio di impostazioni grafiche per le ombre e i dettagli. Solo con l’arrivo della patch 1.1 che ha risolto il 99% dei bug e dei crash presenti nel gioco ho potuto terminare l’avventura e finalmente pubblicare questa recensione (da questo il ritardo nella pubblicazione).
Come sempre bug e problematiche di questo tipo sono frequenti quando la pubblicazione di un titolo è avvenuta da pochissimo, e devo dire che gli sviluppatori sono stati celeri e soprattutto corretti e precisi nell’individuare i problemi e correggerli nel minor tempo possibile.
*AGGIORNAMENTO: la nuova patch di aggiornamento del titolo ha introdotto il supporto al gameplay in ultrawide mode.
Peccato per l’assenza del supporto ai monitor ultrawide: se ne aveste uno, vi ritroverete a giocare con le bande nere tipiche di tanti vecchi giochi, una scelta sinceramente incomprensibile nel 2021, ma che tuttavia resta da segnalare agli addetti ai lavori.
Per quanto riguarda la durata del gameplay, questo si attesta tra le 8 e le 9 ore, con una rigiocabilità piuttosto bassa, proprio a causa dell’esplorazione limitata degli ambienti. Ho ottenuto le mie 8 ore di narrazione con l’esplorazione completa e accurata di tutti i particolari, fermandomi anche ad ammirare le scelte grafiche e soprattutto la doppia realtà incredibile del mondo di The Medium.
Prezzo e conclusioni
Con un prezzo di 47,99€ si pone uno scalino sotto ai principali titoli tripla A del momento, ma rimane a mio avviso un prezzo leggermente troppo alto, non tanto per le innovazioni tecnologiche incluse nel gameplay e nella grafica, come il dual world mode o il supporto al ray tracing, ma piuttosto per quanto riguarda la durata del titolo e la sua rigiocabilità limitata. La sua fortuna è stata l’inclusione nell’Xbox Game Pass, che ne ha garantito una diffusione incredibile, anche tra chi magari lo ha voluto solo provare e poi se n’è appassionato.
Rimane in ogni caso un titolo profondamente orientato ad una narrazione dell’orrore diversa dal solito, che colpisce per intensità e cura nell’evoluzione dei personaggi e nella rivelazione dei segreti e delle insidie dei vari protagonisti. In questo Bloober Team è e rimane un maestro assoluto del genere. Perfino il dual world mode, con la sua innovazione e la bellezza insita nell’interconnessione dei due mondi, riesce a portare una ventata di freschezza in un gameplay non proprio perfetto. Eppure grazie a questi due aspetti è possibile passare sopra alle pecche di questo titolo e godersi in ogni caso un’esperienza di livello.