Un bug di Google Chrome ha portato il gigante della ricerca a esentare i propri siti web dalla funzione di cancellazione dei cookie del browser. Il problema è stato notato dal programmatore Jeff Johnson. L’impostazione “Cancella cookie e dati dei siti quando esci da Chrome” non cancella i dati relativi ai prodotti dell’azienda.
I cookie utilizzati dai siti Web identificano rapidamente l’utente e ricordano le sue preferenze online. Consentono agli utenti di accedere nuovamente ai siti Web più rapidamente, talvolta a discapito della privacy. I dati potrebbero includere informazioni personali archiviate sul computer poi consultate durante la visita successiva su un determinato sito web.
Attualmente esiste una soluzione alternativa: gli utenti possono aggiungere manualmente Google e YouTube in Google Chrome a un elenco di “Siti che non possono mai utilizzare i cookie” tramite le impostazioni del browser. Ciò garantisce che nessuna informazione, inclusi i dati del sito, sia salvata nel browser.
Google predilige i suoi prodotti a quelli della concorrenza, ennesima accusa di monopolio, l’azienda replica “è solo un bug”
“Forse questo è solo un bug di Google Chrome, non un comportamento intenzionale, ma la domanda è perché colpisce solo i siti dell’azienda, non altri”, ha scritto Johnson. Dubbio lecito soprattutto considerando le recenti accuse di monopolio che coinvolgono proprio Google. “Ho provato utilizzando l’ultima versione di Chrome 86.0.4240.75 per macOS, ma questo comportamento si verificava anche nella versione precedente di Chrome. Non so quando è iniziato.”
“Siamo a conoscenza di un bug in Chrome che sta influenzando la cancellazione dei cookie su alcuni siti Web. Stiamo indagando sul problema”, afferma in un comunicato un portavoce dell’azienda. Google riceve ripetutamente critiche per le impostazioni poco chiare. I documenti non sigillati di una causa legale contro Google ad agosto mostrano che persino gli ingegneri di Google erano confusi riguardo le impostazioni della privacy. Google è stata anche criticata dal Congresso degli Stati Uniti per avere un innegabile monopolio nel mercato della ricerca.