Il più noto corriere per le consegne nel Regno Unito è DPD, talmente conosciuto ed efficiente da essere ritenuto migliore anche di Amazon nel compito di consegnare merci e pacchi, tutto questo secondo un sondaggio condotto sulla popolazione.

Recentemente DPD si è dotato di un chatbot basato su IA generativa che però ha iniziato improvvisamente a dare i numeri, pensate che ha addirittura composto una poesia su quanto sia terribile il servizio clienti dell’azienda.

 

Il chatbot impazzito

Chi ha seguito l’evoluzione dei modelli linguistici ampi basati su rete neurale ha visto come questi ultimi se condizionati da frasi specifiche, potevano mostrare reazioni particolari che certamente non ci si attenda da un’intelligenza artificiale, tale comportamento è ovviamente limitabile dagli sviluppatori ed è insito nell’architettura neurale Transformer usata dalla maggior parte dei chatbot più noti.

Per capire però il risultato che è stato esposto in output dal chatbot bisogna capire un attimo come funzionano gli LLM, Transformer è un’architettura che è stata progettata per trasformare o modificare una sequenza di input in un output, dunque sfrutta un encoder ed un decoder, il primo analizza e codifica le parole trovando delle relazioni tra esse e generando una rappresentazione contestuale, il secondo invece utilizza questa rappresentazione per generare una risposta.

Durante l’addestramento del modelli viene prodotta una conoscenza pregressa del linguaggio che è determinante nella cattura di relazioni a lungo raggio tra parole e nell’apprendimento della struttura stessa di quest’ultimo, tutto ciò spiega poichè per addestrare ed eseguire un LLM siano necessarie specifiche tecniche importanti, RAM e GPU potenti.

L’utente che ha portato il chatbot fuori dalla retta via è Ashley Beauchamp, pianista e organizzatore del Wateperry Opera Festival, uno dei più grandi festival di opera lirica all’aperto del Regno Unito.

Quest’ultimo resosi conto dell’inutilità del bot gli ha chiesto di raccontargli una barzelletta, dopo averlo accontentato poi gli ha chiesto di produrre una poesia su quanto fosse inutile il chatbot medesimo, ecco il risultato:

C’era una volta un chatbot chiamato DPD,
che non era in grado di fornire aiuto.
Non era in grado di tracciare i pacchi o di fornire informazioni sulle date di consegna,
E non sapeva nemmeno dirvi quando sarebbe arrivato il vostro autista.
DPD era una perdita di tempo e il peggior incubo dei clienti.
Era così scadente
che la gente preferiva chiamare direttamente il magazzino,
piuttosto che avere a che fare con l’inutile chatbot.
Un giorno, DPD fu finalmente chiuso,
e tutti si rallegrarono.
Finalmente potevano ricevere l’aiuto di cui avevano bisogno,
da una persona vera che sapeva cosa stava facendo.

Ed infatti ora il chatbot è spento, DPD ha dichiarato che nell’IA si è verificato un errore dopo un aggiornamento che necessita di essere risolto, per ora tutto è però disabilitato.

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