E3, fiera, gaming

La Electronic Entertainment Expo, meglio nota come E3, ha terminato i propri lavori. Dopo 23 edizioni tenutesi in oltre 28 anni di attività, la più grande fiera dedicata al mondo dei videogiochi ha chiuso definitivamente i battenti.

La crisi era nell’aria già da tempo tanto che negli ultimi anni sono state cancellate diverse edizioni. L’ultima edizione si è tenuta nel 2020, in formato completamente online per evitare gli assembramenti in pieno periodo pandemico.

Da allora, ogni E3 è stato cancellato poco prima della possibile data di inizio. Il messaggio di addio è stato affidato a X (ex Twitter) e recita: “Dopo più di due decadi di E3, ognuno più grande del precedente, è arrivato il tempo di salutarsi. Grazie per tutti i ricordi“.

 

L’E3, la più grande e conosciuta fiera dedicati ai videogiochi, ha annunciato la propria chiusura definitiva

Non c’è solo una motivazione che ha portato il team dell’ESA (Entertainment Software Association), l’associazione che organizzava l’E3, a prendere questa decisione. In una recente intervista a Stanley Pierre-Louis, il CEO dell’ESA ha affermato che il formato classico della fiera non era più in linea con l’attuale industria videoludica.

Inoltre, la pandemia ha giocato un ruolo cruciale, portando le varie software house a programmare appuntamenti dedicati ai propri giochi. Ogni produttore di console ha il proprio showcase dedicato e i franchise più importanti ed influenti possono calamitare da soli l’attenzione del pubblico.

Questa situazione ha comportato la perdita di interesse verso un evento non potesse offrire annunci in esclusiva. Se prima l’E3 era l’unico vero momento in cui si poteva parlare di videogiochi a livello globale e provare con mano le novità, adesso ogni publisher può tenere il proprio kenote e trasmetterlo a livello globale ed instaurare un dialogo diretto con i propri fan.

Con l’E3 se ne va un pezzo della storia legata al mondo dell’industria videoludica.

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