petrolio

Manca poco più di una settimana al 5 febbraio, giorno in cui scatterà l’embargo sull’importazione di prodotti petroliferi trasformati da Mosca. Massima allerta sul prezzo del gasolio che già oggi è salito sopra gli 1,9 euro al litro, e se ricordiamo bene qualche tempo fa arrivò fino a 2,5 euro in alcune località italiane.

L’Europa, infatti, sospenderà l’importazione di prodotti raffinati per un totale di circa un milione di barili al giorno e la metà di questi barili sarà di gasolio a basso tenore di zolfo (frutto del cosiddetto petrolio “dolce”) ad alto potere calorifico.

Nessun problema per ora

Ovviamente uno scenario del genere non è una sorpresa per l’Europa. A maggio Rystad Energy, un think tank norvegese specializzato in studi strategici di settore, aveva lanciato un avviso di carenza di un mercato europeo dipendente dalla Russia. La domanda complessiva di gasolio e gasolio europeo si posiziona tra i 6 ei 7 milioni di barili al giorno, pertanto la domanda potrebbe risentire del 7-8% da un giorno all’altro in caso di gara. L’Europa ha rimediato acquistando prodotti raffinati dall’India, dal Medio Oriente e dalla Cina ma a un costo maggiore.

In termini di dipendenza l’Italia fino a giugno 2022 ha importato gasolio dalla Russia solo il 5%. Da luglio la quota è stata completamente azzerata. Il Paese, infatti, può contare su 13 impianti che rendono la penisola praticamente autonoma.

Inoltre, la dipendenza dal gasolio russo, con la risoluzione del caso Priolo, è stata totalmente interrotta. Semmai il problema potrebbe derivare da offerte di acquisto estere. Ad esempio dalla Germania che dipende per il 30% dal gasolio russo e con una ridotta capacità massima di raffinazione (83 milioni di tonnellate) potrebbe indirizzare a Roma gran parte delle proprie offerte di acquisto, creando uno shock alla disponibilità sul mercato interno.

FONTEarchynewsy
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