Un nuovo studio pubblicato su Nature mette in luce le mutazioni genetiche che portano alla morte in realizzazione all’aspettativa di vita

Mutazioni genetiche: Maggiore è il numero, minore è l’aspettativa di vita

Gli scienziati lavorano senza sosta nella ricerca di un elisir di lunga vita.

Il primo passo è certamente capire i meccanismi che regolano la vita sul nostro pianeta, per poterli padroneggiare e intervenire di conseguenza per ottenere risultati soddisfacenti.

I ricercatori del Wellcome Sanger Institute di Cambridge, in uno studio appena pubblicato su Nature hanno fatto una scoperta davvero interessante.

Sino ad oggi veniva messa in relazione la massa dell’ essere vivente con la sua aspettativa di vita. Un esempio potrebbe essere una farfalla che vive appena 24 ore con gli elefanti che invece hanno una lunga vita. Il ragionamento si basava sul fatto che i piccoli insetti bruciassero molto rapidamente l’energia con un elevato ricambio cellulare. Questa teoria presentava pero della contraddizione su alcune specie irrisolte.

Infatti se paragoniamo una talpa nuda, un animale di poco più di 20 centimetri a una giraffa, vediamo che entrambe hanno un’aspettativa di vita di circa 25 anni.

I ricercatori hanno quindi scoperto che il segreto sta nel nostro DNA, più precisamente nelle mutazioni genetiche.

Una volta che il corpo ha raggiunto un alto numero di mutazioni genetiche non è più in grado di funzionare correttamente e va incontro alla morte.

Se relazionato talpe e giraffe oltre che un longevità simile hanno quasi lo stesso numero di mutazioni genetiche a fine vita ovvero 93 contro 99.

In media gli esseri umani con una aspettativa di vita di 83,6 anni accumulano ben 47 mutazioni genetiche.

Rimane dunque da capire quali siano effettivamente i fattori scatenanti che possono portare una modifica del DNA cellulare, oltre al semplice errore di replicazione e agire di conseguenza per stabilizzarlo nel tempo fino ad arrivare all’elisir di lunga vita.

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