fisco prelievi conti correnti equitalia Il Fisco agisce con una nuova politica di pignoramento forzato dei soldi sui conti correnti dei contribuenti reticenti. Può prendere i tuoi soldi in banca. Questo significa che coloro che rifiutano di pagare le tasse possono essere sottoposti al regime di esproprio dei beni. Questi potrebbero essere stati depositati su conti correnti, carte di credito o altre tipologie di deposito bancario o postale. In ogni caso il risultato rimane lo stesso.

Dopo aver parlato del pignoramento delle case si contestualizza anche una nuova decisione che non chiama in causa il giudice. Infatti non ce n’è più bisogno per la formalizzazione delle indagini finanziarie. Gli agenti della sezione Riscossione Crediti sono autorizzati ad accedere al database delle banche italiane. Con tale sistema le cartelle Equitalia avranno modo di essere onorate secondo quanto richiesto con una progressione già definita dalla bozza del nuovo programma. Scopriamo come funziona.

 

Non hai pagato le tasse? Il Fisco accede al tuo conto in banca e prende i soldi di cui ha bisogno

Gli ultimi dati sul debito finanziario dell’Italia descrivono una situazione davvero al limite. Anno dopo anno migliaia di evasori causano un gap importante sul bilancio di uno Stato che conosce un crescente deficit economico. Con il Coronavirus le richieste di fondi sono in aumento nonostante gli aiuti umanitari e comunitari che stanno per manifestare una contrazione del PIL dal 5 al 12% rispetto all’anon precedente.

Con tali dati alla mano il Paese non può più permettersi di scadere nella burocrazia che agevola le sanguisughe del sistea. Fornirà soltanto un avvertimento di 60 giorni, dopo il quale scatterà il prelievo forzato contro l’utente moroso.

Per molte persone si conferma una situazione di disagio ma è bene considerare anche i risvolti positivi di tale manovra, ora concepita per smaltire la trafila burocratica ed a garanzia di una manovra che blocca le azioni evasive di pagamento che stanno mettendo in ginocchio un intero Paese.

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