Si tratta di un fenomeno molto diffuso negli Stati Uniti, che si sta estendendo anche in Europa, “Jonathan Galindo”. Ricorda un po’ il personaggio di Pippo della Walt Disney ma le sembianze sono deformate da un ghigno e da un sorriso sinistro.

Sono sempre gli adolescenti, tra gli 11 e i 13 anni, a venire contattati sui social, in particolare su Instagram, TikTok e Facebook.

Jonathan Galindo chiede l’amicizia ai giovanissimi attraverso le piattaforme social e li invita a giocare con lui. Propone ai ragazzi sfide di coraggio che culminano con atti di autolesionismo. Come ad esempio praticarsi delle incisioni sulla pancia con una lama affilata.

L’esordio sarebbe quasi sempre lo stesso: “Vuoi fare un gioco?”

Una dinamica che ricorda molto quella del Blue Whale. Dietro il suicidio del bambino di 11 anni di Napoli, che si è ucciso lo scorso 30 settembre, gettandosi dal balcone di casa, ci sarebbe proprio questo nuovo pericoloso gioco.

Prima di compiere questo gesto estremo, il piccolo ha lasciato ai genitori un biglietto, in cui diceva di dover “seguire l’uomo con il cappuccio “. «Mamma, papà vi amo. Devo seguire l’uomo col cappuccio nero, non ho più tempo. Perdonatemi.»

Il bambino che è stato vittima di un gioco mortale ha ingenerato il sospetto negli inquirenti. È in corso una indagine della Procura di Napoli, che coinvolge anche la Polizia postale. L’ipotesi di reato sulla quale si muovono gli inquirenti è quella della istigazione al suicidio.

«I genitori non abdichino al ruolo di adulto perché non si sentono bravi con la tecnologia. La Rete non va demonizzata: ma girano video di una violenza pazzesca, anche nelle chat di ragazzi»

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