Nuovi studi confermano la persistenza del SARS-CoV-2 nell’aria più a lungo di quanto non ci si aspettasse. E’ il risultato di una ricerca effettuata nei laboratori di Wuhan, inizialmente centro di propagazione dell’epidemia, che ormai da mesi lavorano senza sosta per scoprire le caratteristiche di questo Coronavirus e contribuire a migliorare le scelte gestionali degli altri Paesi in questo momento di emergenza.

Lo studio avrebbe portato alla luce l’evidenza della persistenza del virus nell’aria dove sono stati i pazienti affetti da Covid-19, nonché quindi il rischio di infezione fino a 4 metri di distanza. In più, il virus sarebbe risultato presente e rilevabile sotto la suola delle scarpe degli operatori sanitari: una simile scoperta dovrebbe indurre ad adottare ancor più stringenti misure di sicurezza all’interno degli ospedali.

Coronavirus, l’agente patogeno persiste nell’aria dove hanno sostato i malati

La ricerca, condotta a Wuhan da parte del Center for Disease Control and Prevention (CDCP) è stata portata avanti in un periodo compreso tra il 19 febbraio e il 2 marzo del 2020, attraverso test effettuati su “campioni di aria e di superficie” dell’ICU (unità di terapia intensiva) e anche di un altro reparto dove sono stati ricoverati i pazienti Covid-19.

Ne è emerso un quadro agghiacciante, in cui tracce del virus sono state trovate sul pavimento, sui mouse del pc, nei bidoni della spazzatura e perfino sui corrimano. Questo dovrebbe far scattare un’allerta non indifferente per consentire a tutti i centri ospedalieri e sanitari di dotarsi il più possibile di dispositivi di protezione individuale (gli ormai famosi DPI) per proteggere medici, infermieri, operatori sanitari in genere e naturalmente anche i pazienti.

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