Quasi quattro mesi fa, il mondo si è fermato attonito a osservare per la prima volta un’immagine: nella storia dell’uomo, mai fino ad allora si era riusciti ad osservare un buco nero. Certo, più che una fotografia (che sarebbe stata impossibile da ottenere per via del buio cosmico in cui quest’oggetto è immerso) si tratta della complessa elaborazione di immagini provenienti da diverse coppie di telescopi, sparsi sul globo terrestre e sincronizzati tramite GPS.

Ormai presente nella memoria di tutti, quel buco nero ritratto sullo schermo appartiene alla galassia M87, di cui costituisce il centro con un diametro di 38 mila miliardi di chilometri. Guardando l’immagine o richiamandola alla mente, essa presenta una porzione luminosa e una porzione centrale in ombra. In base al tipo di teoria utilizzato per immaginarne la composizione, le dimensioni e la forma delle due parti cambiano sensibilmente. Ma c’è una teoria precedente che appare perfettamente in accordo con quanto visto dopo questa elaborazione: la teoria della relatività di Einstein.

Einstein colpisce ancora: dal buco nero, nuove conferme per la relatività generale

Einstein è stato uno dei primi scienziati a dare un senso “fisico” all’esistenza dei buchi neri. Ne ha descritto le probabili caratteristiche e che ruolo avessero nell’economia della deformazione spazio-temporale che si osserva quanto più ci si avvicina alla circonferenza della porzione oscura, altresì detto “orizzonte degli eventi“.

Secondo Einstein, i buchi neri erano “oggetti cosmici estremamente compressi, contenenti incredibili quantità di massa all’interno di una regione minuscola”. Sullo spazio-tempo, spiegava che “La presenza di questi oggetti influenza il loro ambiente in modi estremi, deformando lo spazio-tempo e surriscaldando qualsiasi materiale circostante”.

Sulla base di queste descrizioni e di numerosi calcoli, gli scienziati prevedevano che “se immerso in una regione luminosa, come appunto un disco di gas incandescente, ci aspettiamo che un buco nero crei una regione oscura simile a un’ombra, qualcosa di previsto dalla relatività generale di Einstein che non abbiamo mai visto prima. Quest’ombra, causata dalla distorsione o curvatura gravitazionale e dalla cattura della luce dall’orizzonte degli eventi, rivela molto sulla natura di questi oggetti affascinanti”.

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