Come forse saprete, Huawei e Stati Uniti non vanno molto d’accordo. È sempre stato così, ma negli ultimi mesi la situazione è addirittura peggiorata. Il colosso cinese, dall’offensiva, ovvero cercare di entrare nel loro mercato degli smartphone, è passata a doversi difendere. Il governo statunitense sta indagando su degli scambi di prodotti tra la società e l’Iran che potrebbe portare a delle sanzioni e il divieto alle compagnie americane di commerciare con il produttore del P20 Pro.
Questo è già capitato a ZTE che se le cose non cambieranno, dovrà rinunciare ad Android, o meglio, alle applicazioni ufficiali di Google come l’App Store e tutto il suo contenuto, per sette lunghi anni. Non avranno la certificazione ufficiale che garantisce questi servizi.
Al lavoro per trovare un’alternativa
Android è la piattaforma più popolare al mondo per gli smartphone. Nonostante questo, molte compagnie, nel corso degli anni, hanno provato a sviluppare dei propri sistemi operativi. Una di loro è Samsung, ha speso ingenti somme di denaro sulla piattaforma proprietaria Tizen; al momento non è ancora decollata. Secondo un rapporto del South China Morning Post, Huawei sta facendo lo stesso. In realtà ha ripreso un progetto iniziato nel 2012, ma accantonato poco dopo.
Di alternative in passato ce ne sono state, come quella di BlackBerry o di Amazon. Il punto, è che la forza di Android, ormai sta anche nel palazzo che hanno costruito in questi anni. Il numero di applicazioni e possibilità di questo sistema operativo è inimitabile. I produttori lo sanno e quindi alcuni si sono limitati a creare un interfaccia, ma che gira sempre sullo stesso OS.
Per quanto Huawei sia potente e influente, la perdita della certificazione ufficiale di Google, potrebbe affossare la compagnia e lasciare il terzo scalino del podio a qualcun altro, magari Xiaomi.