cannibalismo

Sapevate che circa 18.000 anni fa il cannibalismo era una pratica funeraria molto diffusa in tutta Europa?
A scoprirlo è stata la famosa antropologa, Silvia Bello, esperta del comportamento umano presso il Museo di storia naturale di Londra.

La donna infatti, per iniziare le sue presentazioni durante le conferenze usa sempre l’immagine di Hannibal Lecter, proprio per fare intendere fin dal principio alle persone il tema principale delle sue ricerche, ovvero il cannibalismo.
In modo particolare, il lavoro della Bello si propone di dimostrare come un concetto può essere percepito in modi diversi a seconda del contesto storico in cui viene sviluppato.

Il cannibalismo nel paleolitico, una pratica più che diffusa

Silvia Bello si è occupata principalmente dello studio della cultura magdelena risalente all’epoca del paleolitico superiore, stiamo parlando dunque di circa 15.000 anni fa. Periodo durante il quale il cannibalismo non solo esisteva, ma era persino una pratica diffusa, in particolare una pratica funebre.

Praticare il cannibalismo dopo la morte di una persona era simbolo di grande rispetto nei confronti dei morti. Infatti, invece di lasciare che i vermi mangiassero i resti dei propri cari, cibarsene personalmente era considerato come una sorta di atto di amore, una vera e propria forma di rispetto.

Ciò che l’antropologa ha scoperto inoltre è che, i corpi dei defunti non venivano cannibalizzati solamente. Ma trasformati per giunta, poiché le loro ossa venivano appunto lavorate.
Infatti, sono stati rinvenuti numerosi crani trasformati in coppe ed ossa di braccio ornate con motivi estetici.

Tuttavia in seguito alla diffusione della cultura epigravettiana tale pratica è stata poi debellata. Fino ad arrivare poi alla concezione che abbiamo oggi, che in ogni caso resta oltremodo raccapricciante.

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