Il più grande problema della nostra epoca è senza alcun dubbio il cambiamento climatico, le emissioni di gas clima alteranti stanno facendo mutare faccia al nostro pianeta contribuendo all’effetto serra e alla desertificazione totale di aree prima invece sempre verdi, ciò è legato all’azione umana e in primis al rilascio della CO2 nell’ambiente, processo che va fermato tramite il blocco del consumo di energie fossili e un passaggio alle fonti rinnovabili.

In attesa di questo processo di decarbonizzazione però, che purtroppo richiederà decenni se non secoli, è importante quantomeno accostare anche un processo di cattura e stoccaggio della C02, in modo da impedirle di attuare l’effetto serra, in attesa che appunto la sua produzione cessi definitivamente.

 

Dal MIT una nuova tecnologia

Al momento le tecnologie messe in campo sono progettate per catturare le emissioni, o “gas di combustione”, dalle ciminiere delle centrali elettriche e degli impianti di produzione e richiedono un’enorme quantità di energia per funzionare, nel dettaglio si tratta di enormi camere di cattura che contengono al loro interno una soluzione di cattura ovvero una miscela di ammine, o composti a base di ammoniaca, che si legano chimicamente con la CO2, producendo una forma stabile di CO2 e ammoniaca che viene separata dal resto dei gas di combustione.

Dopodiché la molecola viene separata dall’ammoniaca attraverso il riscaldamento ad alte temperature, per poi finire stoccata nel sottosuolo e mineralizzata, in tal modo viene resa inerte e non in grado di attuare l’effetto serra.

Il MIT si è impegnato a progettare un processo in grado di catturare e mineralizzare la CO2 in un unico step, impegnandosi a progettare un processo attuabile con fonti rinnovabili, dunque non troppo energivoro.

Il MIT ha trovato la soluzione in un processo elettrochimico, in grado di catturare la CO2 da una fonte di rilascio e riconvertirla in una forma riutilizzabile, in altre parole parliamo di un elettrodo di argento all’interno del quale viene fatta scorrere una tensione, la quale grazie ai protoni forniti dall’acqua, riesce a catturare l’anidride carbonica convertendola in una forma di carbonato, stoccabile e riutilizzabile, la CO2 non viene dunque eliminata dal sistema, bensì viene resa inerte e incapace di alterare il clima.

I ricercatori conducendo vari esperimenti si sono resi conto che a dettare le condizioni di efficienza giocava solo il livello di pressione parziale del gas, in altre parole, maggiore è la sua concentrazione in un dato volume, tanto maggiore sarà l’efficienza di cattura, in altre parole, più l’elettrodo è vicino alla fonte di CO2, più esso sarà in grado di convertirlo con efficacia.

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