Dopo tanto tempo è arrivato il comunicato stampa ufficiale: Toshiba dice addio al mondo dei computer portatili. Infatti, il famoso marchio giapponese che ha contribuito a scrivere la storia delle tecnologia ha ceduto le ultime quote possedute in Dynabook. Un annuncio che chiude una porta, ma ne lascia aperte molte altre, vediamo perché.

 

Toshiba tra un glorioso passato e un futuro incerto

Sembrano lontanissimi i tempi in cui Toshiba poteva cavalcare la cresta dell’onda, affermandosi come una delle compagnie più forti e innovative. Eppure sono passati appena 35 anni dalla presentazione del T1100, messo in vendita nel 1985 come primo computer portatile della storia. Un pc con schermo LCD e risoluzione di 640×200, processore Intel 80C88 e lettore floppy disk da 3,5″. Rimase per moltissimo tempo un vero e proprio modello per il settore dei portatili, facendo scuola per tutte le altre compagnie del mondo.

Ma come ben si sa, gli affari e le tecnologie sono soggetti a cambiamenti estremamente rapidi. Ciò che un giorno funziona, smette di attirare i clienti il giorno dopo. Ed è così che Toshiba, fondata nel 1875 da Tanaka Hisashige, ha perso il suo dipartimento di pc portatili. Gli scandali finanziari del 2015, che avevano avuto conseguenze disastrose per i vertici dell’azienda, costretti alle dimissioni, portarono la società a dover svendere il proprio pacchetto azionario. Ad acquistare quelle quote fu Sharp, che ne prese l’80,1%, lasciando nelle mani di Toshiba appena il 19,9%. Tuttavia, la transazione avvenuta nel 2018 prevedeva una clausola opzionale che garantiva a Sharp la possibilità di acquistare le quote restanti entro il 30 giugno 2020. E così è stato. Attualmente quindi Sharp possiede il 100% del pacchetto azionario della sussidiaria di Toshiba che si occupava del reparto notebook.

Effettivamente gli ultimi anni per Toshiba sono stati duri e faticosi, eppure l’azienda sta cercando di risollevarsi puntando a settori in cui ancora eccelle: dai dispositivi di memoria ai chip, fino ai treni ad alta velocità, senza lasciare da parte i sistemi satellitari, le armi e le centrali nucleari.

Un impero secolare che resiste alle tempeste puntando sulle sue competenze storiche.

 

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