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I cellulari, sia quelli degli anni 90 sia i top di gamma attuali, basano il loro funzionamento su schede elettroniche prodotte tramite metalli e materiali plastici polimerici, nulla di più ovvio certo.

Quello che molti non sanno però è che questi chip e circuiti integrati, sono costruiti sfruttando le proprietà chimiche ed elettriche di alcuni materiali particolari e alle volte molto preziosi, infatti parliamo della presenza di metalli preziosi come Oro, Argento e Platino e anche materiali di grande valore per la loro scarsa presenza sulla terra, un esempio sono le terre rare.

Ecco un piccolo tesoro nascosto

Uno studio condotto da E-waste Lab di Remedia collaborando con il Politecnico di Milano, ha sottolineato come un cellulare possa contenere delle quantità non indifferenti di materiali preziosi, in particolare si parla:

  • 9 grammi di rame
  • 11 grammi di ferro
  • 250 mg di argento
  • 24 mg di oro
  • 9 mg di palladio
  • 65 gr di plastica
  • 1 gr di terre rare: Praseodimio, Lantanio, Cerio, Samario, Neodimio, Terbio e Disprosio
  • Cadmio, cobalto e rutenio.

Infine bisogna tener conto anche della batteria agli ioni di Litio contenuta nel vano apposito, la quale al suo interno contiene circa 3,5 g cobalto, 1,0 g terre rare.

Lo studio ha evidenziato che se si recuperassero tutti i cellulari in disuso presenti in Italia, per un totale di 35 milioni di pezzi, il valore in termini di guadagno dal recupero di questi materiali arriverebbe alla bellezza di 195 milioni di euro.

Tutto ciò ha ovviamente un grandissimo riscontro nel campo del riciclo, infatti un cellulare è riciclabile al 96%, cosa che attraverso un semplice ragionamento all’inverso ci permette di capire che, sui 35 milioni di device presenti in Italia, si andrebbe a risparmiare non poco sull’estrazione dei metalli necessari, diminuendo quindi i costi per procurarsi le materie prima e le emissioni in termini di CO2 dei macchinari adibiti a tale pratica.

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