Siamo arrivati al punto in cui la partecipazione al cambiamento del mondo TV è obbligatoria per molti italiani costretti a far fronte al DVB -T2. Per i profani dell’argomento diciamo che si tratta del nuovo standard di trasmissione per i canali locali e nazionali su rete Mediaset e RAI.
A partire da questo 2020 parecchie persone saranno costrette ad aggiornare decoder e comprare nuove TV. Il processo di upgrade delle componenti televisive non consta in un semplice adeguamento software. In caso di esito negativo per i nuovi canali di test è necessario acquistare l’hardware necessario per continuare a vedere la programmazione completa sul Digitale Terrestre.
DVB – T2 costringe gli italiani a cambiare le proprie apparecchiature
Si parte dal presupposto che il classico sistema di trasmissione digitale continuerà a permanere allo stato attuale ancora per parecchi mesi. Senza modifiche alle antenne avremo l’occasione di apprezzare l’alta definizione dei canali ma saremo costretti a comprare decoder o TV a seconda dei casi.
I televisori prodotti a partire dal 1 Gennaio 2017 non incontreranno difficoltà nel ricevere la codifica HEVC con i canali HD. Le unità che espongono il marchio tivùsat o lativù sono da ritenersi esenti dagli aggiornamenti al pari delle Smart TV di ultima generazione.
Per verificare lo stato della compatibilità è possibile consultare i nuovi canali di prova ai numeri 100 e 200 del Digitale Terrestre dopo un update della lista LCN da effettuare tramite il menu del televisore. Per esito positivo al test si riceve una conferma. In caso contrario una schermata ci avviserà della necessità di far fronte ad una nuova spesa.
Possiamo decidere in piena autonomia scegliendo di adottare direttamente una nuova TV con display HD e decoder integrato già aggiornato oppure un decoder esterno da collegare via SCART/HDMI alle interfacce predisposte sul televisore (da verificare). Nel primo caso spenderemo di più. Nel secondo, invece, la spesa può essere gratuita grazie al bonus spesa previsto con gli incentivi statali che restituiscono, a seconda dell’attestazione ISEE di riferimento, da 25 a 50 euro con una spesa che risulta essere azzerata.