Sui banchi del Governo, o per meglio dire nelle stanze laterali occupate dalle varie commissioni, è stato discusso un importante nodo riguardante le prestazioni erogate dalle banche. In base a quanto emerso da un dibattito in Commissione Finanze del Senato, gli attuali strumenti normativi consentirebbero alle banche di chiudere i conti correnti senza il consenso dei titolari.
Più nello specifico il Ministero dell’Economia e delle Finanze, tramite il sottosegretario Alessio Mattia Villarosa, ha confermato che tale procedura arbitraria è valida se i conti correnti sono sotto indagine per reati finanziari da parte della Magistratura o segnalati dai controlli operati dalla Guardia di Finanza.
Banche: in molte possono chiudere i conti senza preavviso
La ferale notizia per i contribuenti si è palesata dopo un’interrogazione parlamentare tra gli onorevoli Siri e Villarosa, rispettivamente Lega Nord e Movimento 5 Stelle. Alle domande poste da Armando Siri in Commissione finanze del Senato il sottosegretario del Ministero dell’Economia e delle Finanze Alessio Mattia Villarosa ha spiegato che “le banche possono decidere unilateralmente di chiudere i conti correnti oggetto di indagine da parte della Guardia di finanza o da parte della magistratura su reati finanziari, se vi è un livello di rischio di credito troppo elevato”.
Cercando di essere questa volta più esaustivi, dall’analisi dell’art. 1845 del c.c. riguardante il recesso dal contratto, correlata a quanto disposto dal Dlgs. n.206/2005, detto anche Codice del consumo, sembra che le banche possano chiudere il conto corrente per giusta causa.
In pratica, se l’istituto di credito viene a conoscenza di procedimenti penali a carico del cliente, classificato con un livello di rischio troppo elevato per essere gestito con le misure di verifica rafforzata disposte dalla Banca d’Italia, può recedere dai suoi obblighi di tenutaria del conto corrente.