chernobyl

Nonostante siano passati più di 33 anni da quel tragico 26 Aprile 1986, Chernobyl rimane uno dei posti più radioattivi sul nostro pianeta. Il più grande disastro nucleare della storia ha sconvolto l’aerea circostanze, portando le sua aria di morte in tutta Europa. Le vittime sono state moltissime e questo numero non è destinato ad attenuarsi vista la quantità di tumori registrata ancora oggi.

Per rendere il sito “sicuro” e ridurre la diffusione della nube radioattiva in Europa lavorarono oltre 600 mila persone. Alcune di queste persero la vita proprio nella costruzione del “sarcofago” contenitivo che avvolge il Reattore 4 dello stabilimento di produzione ucraino. La copertura realizzata di fretta dopo l’incidente è composta da 400 mila metri cubi di cemento e 7200 tonnellate di acciaio ma nonostante questo è a rischio crollo.

Chernobyl: la necessità di sostituire la cupola

L’allarme crollo arriva dalla stessa società di gestione, la SSE Chernobyl NPP. L’azienda ucraina ha infatti espresso al mondo serie preoccupazioni sulle condizioni del gigantesco “sarcofago”. Questo sarebbe ormai prossimo al cedimento, tenuto in piedi unicamente dalla forza di gravità.

Da qui l’esigenza di procedere rapidamente alla messa in sicurezza del sito, evitando ulteriori dispersioni di materiale radioattivo. Il 29 Luglio si è infatti firmato un importante contratto per lo smantellamento e relativa sostituzione del vecchio sarcofago contenitivo. L’opera dovrà essere terminata entro il 2023 e costerà 78 milioni di dollari circa.

La sostituzione avverrà a pezzi, quelli usurati verranno infatti rimossi e ricostruiti in maniera più resistente. Tutti i pezzi che ovviamente saranno smontati dal sarcofago dovranno essere decontaminati e smaltiti come fossero scorie. Purtroppo è inevitabile che durante il processo una parte di radiazioni ritorni in circolo nell’atmosfera, con tutte le paure del caso.

Sono 9 anni che si aspetta questo momento, durante i quali si è costruita la struttura metallica che avvolgerà il reattore 4 permettendo i lavori. Il nostro paese ha fornito una mano concreta nella costruzione del “New Safe Confinement”  fornendo circa 32 mila tonnellate di tubolari in metallo. Entro il 2065 dovrebbe avvenire la fine dei lavori, con conseguenze messa in sicurezza del sito. Nonostante questo comunque la zona rimarrà inagibile per almeno altri 100 anni.

Sono stati inoltre diffusi alcuni numeri circa gli effetti collaterali delle radiazioni sulla popolazione mondiale. L’incidente in Ucraina da qui al 2065 causerà altri 40 mila casi di cancro. Dopo i lavori dovremmo però essere decisamente più al sicuro rispetto a quanto non lo siamo adesso.

 

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