Che siate o no tifosi di calcio, di sicuro ne avrete già sentito parlare. DAZN e IPTV hanno dominato il dibattito sportivo dell’ultimo mese, sorto a ridosso della prima giornata di campionato, affermandosi poi anche nelle successive. Ma perché questo chiacchiericcio? Cos’hanno di speciale rispetto ad altri siti di streaming?

Innanzitutto è necessario sapere che, quest’anno, nella “corsa ai diritti” per le partite della Serie A e della Serie B, è emerso un competitor tra tutti: si tratta di DAZN (si legge “Dazoon”, come ricorda Diletta Leotta nella pubblicità-tormentone), un sito di streaming online che è riuscito ad ottenere l’esclusiva su 3 partite per ogni giornata di campionato di Serie A (incluse tra anticipi e posticipi) e i diritti per trasmettere in esclusiva tutte le partite di Serie B.

Sostanzialmente quindi si è creata una doppia realtà, perché le restanti partite sono di esclusiva Sky: questo dover fare la spola tra la tv e il pc non è di grande comodità (a meno che non si disponga di una smart tv con collegamento a internet). D’altra parte, ormai pc e tablet sono entrati nell’uso comune, perciò era anche naturale che il baricentro delle dirette sportive si spostasse verso il web.

Per vedere i contenuti affidati a DAZN serve registrarsi, senza necessità di abbonarsi e con possibilità di disdire in qualunque momento. La quota mensile è di €9,99, con il primo mese gratuito. Il che sembrerebbe alquanto vantaggioso, tranne per i clienti già in possesso del pacchetto Sky per vedere tutti gli incontri, e che quest’anno si sono visti costretti a dover aggiungere un’ulteriore somma per potersi godere anche anticipi, posticipi e Serie B.

Ciò che però ha suscitato grande malcontento, specialmente agli esordi del campionato, è stato il tempo di latenza eccessivo (lo streaming su DAZN va circa di 40 secondi in differita rispetto alla diretta) e le continue interruzioni della diretta, che non consentivano una visione ottimale dei match. All’inizio ciò si spiegava con un boom di registrazioni alla piattaforma a qualche minuto dal fischio d’inizio delle partite. Evidentemente il sito non era ancora pronto a sopportare un carico così notevole di utenti attivi, pertanto i disagi riscontrati sono stati diversi.

Questi problemi, uniti alla seccatura di doversi adeguare cambiando ogni volta device, hanno spinto molti utenti a far ricorso a IPTV, un altro sito di streaming che offre l’intero campionato di Serie A e di Serie B, nonché tutta l’offerta Mediaset Premium, Sky e DAZN alla modica cifra di €10/mese (quando, per ottenere tutto ciò, bisognerebbe sborsarne almeno €350). Ma dov’è il trucco?

Molto semplice: IPTV, in Italia, è illegale. Anche se in molti vi stanno ricorrendo, gli stessi potrebbero andare incontro a sanzioni che superano i 2.000 euro, o addirittura alla detenzione fino a sei mesi.

Non sembra più valerne la pena, messa così, vero?

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