Il più grande reattore a fusione nucleare è più vicino del previsto Il progetto ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor) rappresenta un capitolo ambizioso e pionieristico nella ricerca di soluzioni energetiche avanzate. Lanciato nel 2006 attraverso una joint venture tra Stati Uniti, Unione Europea, Russia, Cina, India e Corea del Sud, ITER ha l’obiettivo di realizzare, nel Sud della Francia, un reattore a fusione nucleare, una fonte di energia pulita e apparentemente inesauribile.

La fusione nucleare, diversa dalla fissione nucleare utilizzata nei reattori nucleari tradizionali, è la stessa reazione che alimenta le stelle, tra cui anche il nostro Sole. Si basa sulla fusione dei nuclei di due o più atomi, creando un nuovo elemento chimico e rilasciando energia. La sfida principale è vincere la repulsione elettromagnetica tra i nuclei, richiedendo enormi quantità di energia per avviare il processo, noto come ignizione.

Il reattore a fusione nucleare ITER

Il reattore ITER utilizza un approccio innovativo. Una camera di 800 metri cubi contiene 23 grammi di combustibile, composto da deuterio e trizio, portato a temperature estreme. In questo ambiente, le particelle ad altissima velocità si combinano per formare una particella alfa e un neutrone, dando inizio a una reazione che genera più energia di quella immessa. Per confinare questa reazione, si utilizza un campo elettromagnetico a forma di “ciambella” chiamato tokamak, derivato dall’acronimo russo per “camera toroidale con spire magnetiche“.

Le particelle cariche vengono confinate dal campo elettromagnetico, mentre i neutroni altamente energetici sfuggono, colpendo la parete della camera e trasferendo il calore all’acqua che scorre dietro di essa. Questa acqua viene quindi trasformata in vapore, alimentando una turbina che genera energia elettrica. Il tokamak è una soluzione ingegnosa per controllare la fusione nucleare e sfruttarla a fini energetici.

Nonostante la sua importanza, il progetto ha subito ritardi, tra cui quelli causati dalla pandemia per il COVID19. Inizialmente, si prevedeva l’avvio del primo plasma nel 2025 e la messa in funzione per il 2035, ma le date definitive sono ancora in sospeso.

Nonostante i ritardi e gli imprevisti, l’ITER rappresenta un passo cruciale verso la realizzazione di una fonte di energia pulita su vasta scala. Il suo successo potrebbe aprire la strada a future applicazioni industriali della fusione nucleare, contribuendo a soddisfare la crescente domanda di energia in modo sostenibile.

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