IPTV: è stop immediato, Sky distrugge subito la pirateria

La pirateria starebbe ancora riuscendo ad ottenere profitti dal mondo del calcio, proponendo abbonamenti illegali. Le IPTV soprattutto sarebbero ancora più che ricorrenti, nonostante la battaglia da parte delle grandi pay TV come Sky sia entrata nel vivo anni fa.

Ora però si sta cercando di unire le forze e ancor di più per abbattere questo fenomeno, proprio come ha esposto Sky Italia. È stata richiesta una legge che sia simile a quella vista nel Regno Unito, la quale protegge coloro che detengono i diritti di copyright. In questo caso tale legge permette che nel momento in cui un contenuto dovesse essere piratato, verrebbe bloccato nel giro di pochi minuti.

IPTV e pirateria: i vertici prendono parte alla lotta contro l’illegalità

Queste le parole dell’amministratore delegato Andrea Duilio in forza a Sky che proprio ultimamente ha lanciato il suo nuovo Sky Glass:

“La pirateria è un problema per noi pay-tv ma è un problema – e non tutti lo capiscono – anche per le squadre di calcio. La pirateria banalizza il prodotto, se io comincio a non pagare per vedere qualcosa, quel prodotto automaticamente vale molto meno non oggi ma nei prossimi anni. Nel percepito delle persone vale molto meno. La pirateria toglie posti di lavoro nel tempo, dà soldi alla malavita, porta a non dare entrate allo Stato e cosa ancora più importante è una forma di non rispetto per tutti gli italiani che pagano e sono quelli che poi portano i ricavi. La pirateria è la principale differenza tra Italia e UK”.

Non sono mancate poi le parole a rincarare la dose da parte del presidente del Torino  Urbano Cairo:

Il calcio italiano di qualche anno fa era davanti nei diritti televisivi rispetto agli altri campionati. Dal 2012 al 2022, i ricavi sono cresciuti in maniera più lenta. Questo ci ha fatto fare dei passi indietro. La lotta alla pirateria è un tema fondamentale, tra Sky e Dazn ci sono 5 milioni e mezzo di abbonati, il cosiddetto “pezzotto” ha circa 2 milioni di spettatori, questo significa un 30% in più di possibili ricavi. Ma lo Stato deve aiutare

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