cloud computing

Mentre le aziende investono con entusiasmo nel cloud computing nel tentativo di aggiornarsi, sta diventando evidente che affidare i carichi di lavoro critici nelle mani di un solo provider cloud comporta la sua giusta quota di rischio e, secondo una nuova ricerca condotta da IBM, questo è dando luogo gradualmente al predominio delle architetture cloud ibride.

In un sondaggio globale condotto su 7200 dirigenti in 28 settori e 47 paesi, Big Blue ha rilevato che solo il 3% utilizza un singolo cloud privato o pubblico nel 2021, in calo rispetto al 29% del 2019. In settori specifici, come l’elettronica, manifatturiero o delle telecomunicazioni, il numero scende addirittura all’1%.

Il cloud computing ha visto un’esplosione di popolarità senza precedenti negli ultimi anni, soprattutto mentre la pandemia di COVID-19 ha costretto le aziende a reinventare le proprie pratiche in un mondo dominato dal lavoro, dall’apprendimento, dal gioco e dallo shopping a distanza.

La ricerca di IBM mostra che la crisi sanitaria ha accelerato la trasformazione digitale nel 59% delle organizzazioni intervistate, con il cloud computing al centro dell’infrastruttura necessaria per aziende a prova di futuro. La tecnologia è servita per raggiungere obiettivi che vanno dalla digitalizzazione di prodotti e servizi esistenti al miglioramento dell’esperienza del cliente, fino alla riduzione dei rischi per la sicurezza.

Questa vasta gamma di utilizzi si riflette anche nei numeri: nel 2020, i ricavi del cloud computing hanno raggiunto i 219 miliardi di dollari e gli analisti prevedono che il settore crescerà ulteriormente fino a raggiungere i 791 miliardi di dollari entro il 2028. IBM afferma che si tratta di gran lunga del più grande investimento in “tecnologie emergenti” in corso nelle grandi imprese.

Attenzione ai vendor emergenti

Ma man mano che le aziende iniziano a esternalizzare i processi chiave nel cloud, sta anche diventando chiaro che il numero di fornitori di servizi cloud è limitato. In particolare, il mercato è diviso tra meno di una manciata di grandi operatori tecnologici, con i primi cinque fornitori che rappresentano una quota dell’80%. AWS di Amazon, ad esempio, possiede il 41% del mercato, mentre Microsoft Azure rappresenta quasi il 20%.

Gli hyperscaler su larga scala offrono vantaggi significativi: grazie alle loro dimensioni, hanno la capacità di implementare un’infrastruttura creata appositamente per proteggere meglio i carichi di lavoro dai guasti, il che significa una migliore resistenza al carico operativo.

Ma aprono anche la porta al vendor lock-in, che le aziende considerano un rischio. Il sondaggio di IBM ha rilevato che quasi il 69% degli intervistati afferma che il vendor lock-in è un ostacolo significativo al miglioramento delle prestazioni aziendali nella maggior parte dei propri ambienti cloud.

Per le organizzazioni che svolgono operazioni particolarmente delicate, il pericolo di esternalizzare i processi a un numero ristretto di società esterne è ancora più acuto. Le banche, ad esempio, stanno implementando sempre più la tecnologia cloud per eseguire operazioni che sono parte integrante della gestione principale dei loro sistemi finanziari. Ciò ha portato gli esperti a mettere in guardia contro la dipendenza da un singolo provider cloud.

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