Nella giornata del 4 Ottobre tutte le piattaforme di proprietà di Mark Zuckerberg hanno registrato un down di funzionamento davvero imponente, ogni servizio è stato infatti offline per quasi tutto il pomeriggio fino a tarda serata, con il ripristino delle funzionalità arrivato solo intorno alla mezzanotte dell’ora italiana.

Ovviamente gli utenti, impreparati ad un down si queste dimensioni, si sono subito interrogati sulla causa possibile della caduta dei servizi più famosi del web, ovviamente il primo pensiero si è posato sulla possibilità di un attacco hakcer, però come confermato da Facebook, non si è trattato di un tentativo di infiltrazione malevola, bensì di un problema tecnico di natura diversa dal solito, quasi contraddittoria all’interno dell’infrastruttura su cui si basa Facebook.

 

Un protocollo ha ceduto a causa di un aggiornamento andato male

Il problema sopraggiunto ai sistemi Facebook è legato ai protocolli BGP ossia i cosiddetti Border Gateway Protocol, i quali in breve servono ad indicare ai dati in circolazione, la strada migliore e più veloce per giungere dagli utenti a Facebook e viceversa, i quali però, stando alle analisi, dopo un aggiornamento effettuato da un dipendente, hanno smesso di funzionare a causa di un errore nella procedura (di cui il dipendente non è responsabile).

La contraddizione in tutto ciò è legata però ad un dettaglio dell’infrastruttura di Facebook, le piattaforme di gestione dei data center basano il loro funzionamento sulla stessa base di mainframes, ciò vuol dire che una volta bloccatosi Facebook, anche le piattaforme personali di accesso dei dipendenti alle strutture di controllo si sono bloccate, contesto che in parole povere vuol dire che si sapeva il problema, come risolverlo, ma non si poteva accedere agli strumenti per farlo dal momento che gli stessi erano gestiti dal sistema in blocco.

La fortuna ha voluto che alcuni dipendenti più esperti sapessero dove mettere fisicamente mano ai databases per farli ripartire e portarli ad un normale funzionamento.

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