Juno

La sonda della NASA Juno, la quale dal 2016 si trova nell’orbita polare del più grande pianeta del Sistema Solare, ovvero Giove, ha prolungato il suo tempo di lavoro. Di fatto, starà in orbita per altri quattro anni e nove mesi, secondo quanto riportato dall’Agenzia AskaNews.

A tal proposito, l’Agenzia ha scritto: “Un comitato di revisione indipendente, composto da esperti con esperienza in scienza, operazioni e gestione delle missioni, ha dichiarato che Juno ha prodotto una scienza eccezionale e ha raccomandato alla NASA di continuare la missione”.

Ci sono numerosi esperimenti scientifici a bordo della sonda lanciata il 5 agosto 2011, tra cui due a partecipazione italiana con il supporto dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana), ovvero lo strumento Jiram, il quale è stato realizzato in Italia dalla Leonardo e guidato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF); e lo strumento di radioscienza KaT (Ka-band Translator), che è stato realizzato da Thales Alenia Space e guidato dall’Università La Sapienza di Roma.

 

 

NASA: la realizzazione degli strumenti utili all’Agenzia statunitense è avvenuta in Italia

La realizzazione dello strumento JIRAM, il “cuore di JUNO”, e del sensore d’assetto stellare è avvenuta nel sito Leonardo di Campi Bisenzio.

Fonti interne alla stessa Leonardo ci tengono a sottolineare che “il cuore di JUNO è lo spettrometro JIRAM (Jovian InfraRed Auroral Mapper), finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), realizzato da Leonardo a Campi Bisenzio e operato sotto la responsabilità scientifica dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali (IAPS) dell’INAF. Concentrato della migliore tecnologia italiana, JIRAM permette di acquisire simultaneamente immagini ed informazioni spettrali nell’infrarosso attraverso l’uso di un doppio piano focale, consentendo di osservare a distanza ravvicinata Giove per capirne formazione, evoluzione, struttura. JIRAM appartiene a una famiglia di strumenti realizzati da Leonardo già ampiamente collaudati su altre missioni spaziali internazionali quali Rosetta e Venus Express di ESA e Dawn e Cassini della NASA. L’evoluzione di questo strumento è a bordo della sonda BepiColombo, che è stata lanciata nel 2018 per studiare il pianeta Mercurio. Eccellenza dello stabilimento toscano di Leonardo anche la “bussola” della missione JUNO: il sensore d’assetto Autonomous Star Tracker, che ha guidato la sonda per quasi 3 miliardi di chilometri verso l’orbita gioviana e che continuerà a fornire informazioni fondamentali per mantenere la rotta prestabilita“.

La sonda Juno e il suo team di missione, hanno condotto degli studi facendo delle scoperte sulla struttura interna, sul campo magnetico e sulla magnetosfera di Giove. Da ciò hanno capito che le sue dinamiche atmosferiche sono molto più complesse di quanto gli scienziati potessero pensare precedentemente.

Articolo precedenteHonor V40 utilizzerá un display con frequenza di campionamento a 300Hz
Articolo successivoAmazfit Bip U Pro è ufficialmente disponibile in Italia a meno di 70 euro