In oltre un anno di applicazione, il reddito di cittadinanza si è dimostrato una misura estremamente importante a risollevare le sorti di molte famiglie di molti cittadini in condizioni di disagio economico (e sociale, vista la mancanza di una posizione lavorativa stabile).

Ha portato effettivo beneficio per chi è riuscito a inserirsi nel mondo del lavoro in seguito a questo supporto iniziale. Ma a breve potrebbe cambiare connotati, perché è in cantiere una possibile riforma a seguito delle rinnovate esigenze economiche dello Stato dopo l’emergenza coronavirus.

Il reddito di cittadinanza potrebbe cambiare assetto: ecco cosa accadrà

Anzitutto, è già stata contemplata l’entrata di diritto del reddito di cittadinanza nel PNR (il Programma Nazionale di Riforma) per poter trarre il meglio dalle potenzialità di questa misura economica senza però indulgere in sprechi.

La necessità di riformare il reddito di cittadinanza deriva dal ridotto quantitativo di risorse investibili in questa misura in ragione delle più urgenti esigenze a seguito di questo periodo di crisi.

In aggiunta, sto andando alcune statistiche, solo una parte dei cittadini percettori del sussidio sono riusciti effettivamente ad entrare nel mondo del lavoro.

Una delle proposte per poter ridurre al minimo gli sprechi potrebbe essere di ridefinire il sussidio sulla base delle somme di denaro effettivamente consumate. Questo implicherebbe non lasciarle sulla carta per molto tempo, se non addirittura azzerarle dopo sei mesi di inutilizzo.

Al contempo, ogni mese potrebbe essere rimossa ogni somma residuale non consumata (a fronte di un saldo al di sopra degli 8 euro) e potrebbe essere ricalibrata l’erogazione di denaro sulla base degli effettivi bisogni. In questo modo, si andrebbero a decimare gli sprechi, risparmiando denaro da investire in altre importanti misure.

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