Il diabete è una patologia che conosciamo tutti, cronica ma trattabile secondo gli attuali standard terapeutici, che necessita però di un costante monitoraggio.

Tale monitoraggio normalmente si attua mediante la valutazione del livello di glicemia presente nel sangue, attraverso generalmente una goccia di sangue pungidito e un piccolo misuratore elettronico che appunto determina la concentrazione glucidica del sangue.

A quanto pare un team di ricerca dell’Università di Strathclyde ha deciso di voler segnare una svolta nella storia del monitoraggio del diabete, la nuova metodologia infatti si pone di essere rivoluzionario, sostituendo il sangue con la saliva, rendendo di fatto il test molto meno invasivo.

La nuova metodologia

L’attuale metodica attraverso il pungidito oltre ad essere dolorosa è anche molto costosa, ecco dunque che il team ha avuto l’idea di usare la saliva, un liquido corporeo di facilissimo accesso.

La saliva riflette diverse funzioni fisiologiche dell’organismo, come quelle ormonali e metaboliche, ed è proprio da questo concetto che nasce l’idea di valutare i suoi sub-biomarcatori per monitorare lo status glicemico del paziente, metodica con numerosi vantaggi.

Innanzitutto si tratta di una metodica non invasiva, dal momento che l’unica azione sarebbe aprire la bocca, in più la saliva è facile da conservare a differenza del sangue e permette ugualmente di monitorare lo status dei pazienti.

In precedenza il modello secondo cui si utilizzava la saliva era stato rifiutato dalla comunità scientifica dal momento che il cibo con cui poteva entrare in contatto aveva la capacità di modificare alcuni valori biometrici della stessa (come appunto i valori glicemici).

Ecco dunque che l’equipe capitanata dal professor Matthew Baker ha proposto un protocollo alternativo basato sulla spettroscopia infrarossa.

Questa nuova metodica si basa sulla spettroscopia infrarossa ad assorbimento attenuata, che basa le analisi su delle caratteristiche fisiche specifiche di ogni bio molecola, che appunto assorbe le radiazioni in modo strettamente unico, ecco dunque che questa particolarità consente di discernere tra molecole corporee e non.

La ricerca mostra dei risultati molto promettenti, infatti stando ai test di laboratorio eseguiti, la metodica mostra una precisione di misurazione del 95,2%, a cui si aggiunge anche la svolta verde, dal momento che tale metodica non richiede nessun reagente chimico.

Non rimane che attendere ulteriori test clinici con i ricercatori che sperano di poter applicare questa metodica sia sul diabete di tipo 1 e di tipo 2.

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